Croce e delizia
2019
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Simone Godano
Attori
Alessandro Gassmann
Fabrizio Bentivoglio
Jasmine Trinca
Filippo Scicchitano
Lunetta Savino
Anna Galiena
I Castelvecchio e i Petagna sono due famiglie agli antipodi, diverse per estrazione sociale e mentalità, che si trovano a passare le vacanze estive assieme. Le loro vite vengono scombussolate quando i rispettivi capofamiglia, il narcisista Tony (Fabrizio Bentivoglio) e il pescivendolo Carlo (Alessandro Gassmann), annunciano di essere innamorati e di volersi sposare. I loro rispettivi figli, Penelope (Jasmine Trinca) e Sandro (Filippo Scicchitano). faranno di tutto per mandare a monte l'unione.
Dopo l’esordio con Moglie e marito (2017), con al centro uno scambio di corpi tra la coppia Smutniak-Favino, Simone Godano, regista della factory produttiva di Matteo Rovere, conferma una discreta mano anche con l’opera seconda. Croce e delizia declina il tema del contrasto tra sensibilità popolare e distacco delle élite dalla realtà, molto in voga nell’Italia del 2018 e assai caldeggiato anche dalla politica, attraverso il racconto di un amore omosessuale sbocciato a sorpresa tra due uomini di mezza età. Un'unione che è in realtà è solo un pretesto per indagare l’incomunicabilità tra due facce del paese, esemplificate dai nuclei familiari protagonisti della vicenda. Una contrapposizione esplorata in chiave di commedia sociale, non senza un po’ di manicheismo e qualche deriva macchiettistica ma con uno sguardo tutto sommato equilibrato e sincero, tanto nell’alchimia tra gli interpreti, azzeccati e calzanti, quanto nei momenti più toccanti, che riescono nell’impresa di non sbandare verso il patetismo e di non scadere nel grossolano. Merito senza dubbio di un cast in buona forma, ma anche della sceneggiatura di Giulia Steigerwalt e della voglia, da parte della produzione, di puntare su un modello narrativo a più alto tasso di empatia e approfondimento psicologico rispetto alla media della commedia nostrana. Al netto di qualche momento più telefonato (il ballo di gruppo sulle note di No Roots di Alice Merton) e di un finale senz’altro buonista e annacquato, funziona anche la chimica tra Gassmann e Bentivoglio e stupisce Jasmine Trinca nei panni di una figlia irrisolta e piena di traumi, emblema del precariato affettivo di un’intera generazione.
Dopo l’esordio con Moglie e marito (2017), con al centro uno scambio di corpi tra la coppia Smutniak-Favino, Simone Godano, regista della factory produttiva di Matteo Rovere, conferma una discreta mano anche con l’opera seconda. Croce e delizia declina il tema del contrasto tra sensibilità popolare e distacco delle élite dalla realtà, molto in voga nell’Italia del 2018 e assai caldeggiato anche dalla politica, attraverso il racconto di un amore omosessuale sbocciato a sorpresa tra due uomini di mezza età. Un'unione che è in realtà è solo un pretesto per indagare l’incomunicabilità tra due facce del paese, esemplificate dai nuclei familiari protagonisti della vicenda. Una contrapposizione esplorata in chiave di commedia sociale, non senza un po’ di manicheismo e qualche deriva macchiettistica ma con uno sguardo tutto sommato equilibrato e sincero, tanto nell’alchimia tra gli interpreti, azzeccati e calzanti, quanto nei momenti più toccanti, che riescono nell’impresa di non sbandare verso il patetismo e di non scadere nel grossolano. Merito senza dubbio di un cast in buona forma, ma anche della sceneggiatura di Giulia Steigerwalt e della voglia, da parte della produzione, di puntare su un modello narrativo a più alto tasso di empatia e approfondimento psicologico rispetto alla media della commedia nostrana. Al netto di qualche momento più telefonato (il ballo di gruppo sulle note di No Roots di Alice Merton) e di un finale senz’altro buonista e annacquato, funziona anche la chimica tra Gassmann e Bentivoglio e stupisce Jasmine Trinca nei panni di una figlia irrisolta e piena di traumi, emblema del precariato affettivo di un’intera generazione.
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