Al termine della guerra di secessione americana, il pistolero Django (Franco Nero), varcato il confine tra Stati Uniti e Messico, salva la vita a Maria (Loredana Nusciak), vittima di feroci fuorilegge. I due si rifugiano in un villaggio fantasma, terrorizzato da una banda di assassini capeggiata dal maggiore Jackson (Eduardo Fajardo), l'uomo che Django sta cercando per placare la propria sete di vendetta.
Crepuscolare e violento, cult dello spaghetti western, Django ha il merito di introdurre uno dei personaggi più iconici e allo stesso tempo malinconici del cinema italiano di genere, un pistolero armato di mitragliatrice che trascina una misteriosa bara. L'ambientazione cupa e decadente, le strade fangose che sostituiscono la tipica polvere del Far West, una compagine di nemici razzisti ed efferati, torture e violenze ad alto grado di crudezza fanno di Django un film atipico, costruito su una struttura comunque troppo banale e poco elaborata per lasciare realmente il segno. Una discreta originalità stilistica alla quale non segue un necessario approfondimento narrativo. Vendetta e avidità, classici motori che alimentano il western, appaiono come unico pretesto per una vicenda poco originale, anche se di sicuro impatto visivo. Sequenze notevoli (il duello finale nel cimitero di Tombstone) e l'ottima colonna sonora di Luis Bacalov decretano comunque il successo commerciale della pellicola, che avrà numerosi seguiti apocrifi e imitazioni. Nello Rossati firmerà nel 1987 lo scadente Django 2 – Il grande ritorno. Scritto da Sergio e Bruno Corbucci in collaborazione con Franco Rossetti, José Gutiérrez Maesso e Piero Vivarelli.