L'attrice di film erotici Emmanuelle (Monique Gabrielle) viene presentata, dai suoi produttori, a un dittatore (Yaseen Kahn) di un paese arabo, che la vuole ospitare nel suo Paese per presentare una delle sue pellicole. La donna, intanto, farà la conoscenza del miliardario Charles D. Foster (Dana Burns Westburg), che si invaghisce presto di lei. Sfortune, inseguimenti e avventure sono dietro l'angolo. Quinto episodio – il primo senza Sylvia Kristel – della licenziosa saga di Emmanuelle, iniziata nel 1974 con l'omonimo film (e basata sul romanzo, anch'esso omonimo, di Emmanuelle Arsan) e proseguita con altalenante successo tra sequel ed epigoni di ogni sorta. Borowczyk, avvicinato dalla ASP (il franchise produttore delle pellicole di Emmanuelle), avrebbe dovuto garantire nuova linfa e totale re-invenzione alla saga. Per motivi artistici, però, il regista entrò in conflitto con la produzione, e pare anche che non sia suo l'intero girato dell'opera. Questo spiega tanta sciatteria e una trama da denuncia che comprende: il festival di Cannes, dittatori eccitati, harem lubrici, corse nella giungla. Assolutamente irrilevante, per giunta, la nuova protagonista Monique Gabrielle, da Kansas City con furore. E non solo.