Mosè (Christian Bale) è stato cresciuto dal faraone Seti (John Turturro) come se fosse un figlio suo. Il sovrano è orgoglioso di lui e sembra addirittura preferirlo al suo vero erede naturale, Ramses (Joel Edgerton). Alcuni saggi rivelano a Mosè le sue origini ebraiche e in lui inizia a crescere la consapevolezza di essere davvero quel profeta di cui tutti parlano.

Raccontare sul grande schermo l'Esodo del popolo ebraico dall'Egitto non è certo una novità: si pensi a I dieci comandamenti (1956) di Cecil B. DeMille. Ridley Scott – a cui mancava il “biblico” tra i tanti generi affrontati in carriera – punta sulle moderne tecnologie (il 3D in primis) per aggiornare l'apparato visivo e offrirne una versione spettacolare e capace di intrattenere nel modo giusto. Notevoli sono, soprattutto, le sequenze delle piaghe e dell'attraversamento del Mar Rosso. Poco interessato al lato spirituale della vicenda, il regista si concentra in particolare sulla dimensione avventurosa e da questo lato, nonostante alcuni passaggi un po' fiacchi, il film funziona più che discretamente. Manca però un certo coraggio narrativo (qualche appiglio più contemporaneo avrebbe giovato) e alcune trovate possono lasciare perplessi, a partire dalla rappresentazione di Dio come un ragazzino antipatico e vendicativo. Se si è in cerca di un kolossal poco intellettualoide e di buona fattura, però, ci si può accontentare. Bella prova di Christian Bale e cast di contorno mica male.