Familia
2024
Paese
Italia
Generi
Drammatico, Thriller
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Francesco Costabile
Attori
Barbara Ronchi
Tecla Insolia
Francesco Di Leva
Francesco Gheghi
Enrico Borello
 Luigi (Francesco Gheghi) ha vent’anni e vive con sua madre Licia (Barbara Ronchi) e suo fratello Alessandro (Marco Cicalese). Sono quasi dieci anni che nessuno di loro vede Franco (Francesco Di Leva), compagno e padre, che ha reso l’infanzia dei due ragazzi e la giovinezza di Licia un ricordo fatto di paura e prevaricazione. Luigi vive la strada e, alla ricerca di un senso di appartenenza e di identità, si unisce a un gruppo di estrema destra dove respira ancora rabbia e sopraffazione. Un giorno Franco torna, rivuole i suoi figli, rivuole la sua famiglia, ma è un uomo che avvelena tutto ciò che tocca e rende chi ama prigioniero della sua ombra.

Dopo l’esordio con Una femmina, Francesco Costabile prende spunto dal romanzo autobiografico di Luigi Celeste Non sarà sempre così, attraverso il quale porta sul grande schermo una rappresentazione terrificante di violenza domestica, raccontando di una donna (la madre di Luigi) che non riesce a scappare da una situazione pericolosa e angosciante. Al centro della narrazione, però, c’è anche un racconto più vasto che riguarda la fragilità delle persone, a partire dallo stesso figlio Luigi che, avvezzo ad atteggiamenti truculenti, si integra con dei gruppi neofascisti: nasce con questo spunto un thriller melodrammatico che rende abbastanza bene la tensione che circoscrive le mura di casa. Se il ritmo è efficace e il soggetto interessante, molti limiti ci sono però in una messinscena eccessivamente forzata e, a tratti, persino irritante. Diverse sequenze sono, stilisticamente parlando, troppo urlate, finendo per rendere più difficoltoso il coinvolgimento complessivo. La parte centrale, soprattutto, è ridondante e non basta un discreto finale per alzare le sorti di un prodotto che vive di (pochi) alti e (tanti) bassi. Interessante la scelta del titolo che con un riferimento latino ricorda la famiglia patriarcale, mentre con un’analisi più moderna fa pensare a un nucleo familiare per nulla solido e unito, monco nel nome (per la mancanza di una lettera) e nei fatti. Il film è stato presentato nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia.
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