Finalmente l'alba
2023
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
140 min.
Formato
Colore
Regista
Saverio Costanzo
Attori
Rebecca Antonaci
Lily James
Joe Keery
Alba Rohrwacher
Willem Dafoe
Cinecittà, anni Cinquanta. La giovane Mimosa (Rebecca Antonaci) accompagna sua sorella più grande a fare un provino. Sorprendentemente sarà lei a ottenere una parte più importante in un grande kolossal ad alto budget in cui recitano alcuni dei suoi divi preferiti. Terminate le riprese, inizierà per Mimosa una notte senza fine che la trasformerà profondamente.
È un film diviso nettamente in due parti, segnate da una cesura fin troppo netta, Finalmente l’alba: da un lato abbiamo il sogno del cinema, con una giovanissima appassionata che si trova catapultata in un universo che vedeva soltanto da spettatrice; dall’altro abbiamo un “viaggio al termine della notte”, in cui la ragazza vive un vero e proprio incubo da cui uscirà più forte – e adulta – che mai. Aperto da una serie di sequenze in cui anche noi spettatori empatizziamo efficacemente con la giovane protagonista, il film crolla in una seconda parte confusa, caotica e in cui lo stile di Saverio Costanzo va troppo spesso sopra le righe. I pochi spunti interessanti dell’inizio si perdono a causa di una messinscena esasperata, inutilmente orrorifica, che trasporta la protagonista e il pubblico verso una sequenza finale tanto esplicita nella sua simbologia (la diva è messa a nudo; la bambina è diventata grande), quanto greve nella sua realizzazione. Molti personaggi sono macchiette stereotipate senza spessore (si salva solo quello interpretato da Willem Dafoe) in una panoramica che vuole essere inquietante (si parla anche dell’omicidio di Wilma Montesi) ma che finisce per essere poco coinvolgente e ancor meno appagante. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
È un film diviso nettamente in due parti, segnate da una cesura fin troppo netta, Finalmente l’alba: da un lato abbiamo il sogno del cinema, con una giovanissima appassionata che si trova catapultata in un universo che vedeva soltanto da spettatrice; dall’altro abbiamo un “viaggio al termine della notte”, in cui la ragazza vive un vero e proprio incubo da cui uscirà più forte – e adulta – che mai. Aperto da una serie di sequenze in cui anche noi spettatori empatizziamo efficacemente con la giovane protagonista, il film crolla in una seconda parte confusa, caotica e in cui lo stile di Saverio Costanzo va troppo spesso sopra le righe. I pochi spunti interessanti dell’inizio si perdono a causa di una messinscena esasperata, inutilmente orrorifica, che trasporta la protagonista e il pubblico verso una sequenza finale tanto esplicita nella sua simbologia (la diva è messa a nudo; la bambina è diventata grande), quanto greve nella sua realizzazione. Molti personaggi sono macchiette stereotipate senza spessore (si salva solo quello interpretato da Willem Dafoe) in una panoramica che vuole essere inquietante (si parla anche dell’omicidio di Wilma Montesi) ma che finisce per essere poco coinvolgente e ancor meno appagante. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
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