Free Fire
Free Fire
2016
Paesi
Francia, Gran Bretagna
Generi
Azione, Drammatico
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
Ben Wheatley
Attori
Enzo Cilenti
Sam Riley
Michael Smiley
Brie Larson
Cillian Murphy
Armie Hammer
Boston, 1978. Due gang, una delle quali appartenente all’IRA, si incontrano in un magazzino isolato per acquistare uno stock di armi: una semplice coincidenza farà precipitare le cose, innescando una violenta sparatoria.
Dopo il mezzo passo falso di High-Rise (2015), Ben Wheatley si riavvicina a quel mix tra racconto semi-serio e ironia fulminante di Killer in viaggio (2012) e tratteggia il suo omaggio al cinema della New Hollywood (in particolar modo a Sam Peckinpah e Martin Scorsese, che figura anche tra i produttori esecutivi) senza rinunciare alla rielaborazione del concetto di postmoderno messa in campo da John Woo e Quentin Tarantino (siamo dalle parti di Le iene, 1992, ma senza flashback). Su tutto domina quell’atmosfera a metà tra sogno beffardo e puro gangster movie, con la sceneggiatura firmata dallo stesso Wheatley e dalla sodale Amy Jump pronta a fiaccare questo o quel personaggio su cui fino a pochi secondi prima avremmo puntato per la risoluzione dell’intreccio. Fisiologico nella parte centrale un rallentamento del ritmo, dovuto anche alla natura claustrofobica dell’unità di spazio, ma l’atto finale rimette in carreggiata quest’opera folle, rocambolesca, esagerata con la stessa potenza dell’incipit. In parte tutti gli attori: da un Armie Hammer sottilmente ironico e spietato alla simpatia di Cillian Murhpy, da una Brie Larson mai così badass a Sharlto Copley, macchietta isterica e irresistibile. Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival ed europea al London Film Festival; in Italia è approdato alla 34ª edizione del Torino Film Festival. Il leitmotiv musicale è Annie's Song di John Denver.
Dopo il mezzo passo falso di High-Rise (2015), Ben Wheatley si riavvicina a quel mix tra racconto semi-serio e ironia fulminante di Killer in viaggio (2012) e tratteggia il suo omaggio al cinema della New Hollywood (in particolar modo a Sam Peckinpah e Martin Scorsese, che figura anche tra i produttori esecutivi) senza rinunciare alla rielaborazione del concetto di postmoderno messa in campo da John Woo e Quentin Tarantino (siamo dalle parti di Le iene, 1992, ma senza flashback). Su tutto domina quell’atmosfera a metà tra sogno beffardo e puro gangster movie, con la sceneggiatura firmata dallo stesso Wheatley e dalla sodale Amy Jump pronta a fiaccare questo o quel personaggio su cui fino a pochi secondi prima avremmo puntato per la risoluzione dell’intreccio. Fisiologico nella parte centrale un rallentamento del ritmo, dovuto anche alla natura claustrofobica dell’unità di spazio, ma l’atto finale rimette in carreggiata quest’opera folle, rocambolesca, esagerata con la stessa potenza dell’incipit. In parte tutti gli attori: da un Armie Hammer sottilmente ironico e spietato alla simpatia di Cillian Murhpy, da una Brie Larson mai così badass a Sharlto Copley, macchietta isterica e irresistibile. Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival ed europea al London Film Festival; in Italia è approdato alla 34ª edizione del Torino Film Festival. Il leitmotiv musicale è Annie's Song di John Denver.
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