Alvise (Fabio De Luigi) e Luigi (Giampaolo Morelli), impiegato delle Poste che sogna la Costa Rica e la baby pensione, sono due dipendenti delle Poste che pianificano di rapinare il furgone portavalori sul quale lavorano.
Dopo il suo esordio dietro la macchina da presa con I peggiori (2017), l’attore Vincenzo Alfieri firma un’opera seconda più ambiziosa che porta sul grande schermo la storia vera di una rapina avvenuta in Italia alla fine degli anni ’90, tentata per mano di individui insospettabili. Il crime movie orchestrato da Alfieri, anche sceneggiatore insieme a Giuseppe Stasi, Alessandro Aronadio e Renato Sannio, ha sicuramente i giri giusti e può poggiare una discreta confezione visiva e sonora, nella quale spicca l’ottima ed eclettica fotografia di Davide Manca, ma col passare dei minuti la scrittura perde inesorabilmente mordente e l’illustrazione della vicenda si perde tra molti rivoli inutili e personaggi di contorno sfiatati e macchiettistici. Una mezza occasione persa, a conti fatti, visto e considerato il bel disegno di genere, la parabola dei personaggi principali, che vedono incrinarsi fatalmente e in maniera destabilizzante le proprie certezze, e il tentativo di far recitare degli attori ricorrenti nel cinema italiano industriale e di cassetta a distanza considerevole dai consueti ruoli nei quali siamo abituati a vederli. A cominciare da un ottimo e misurato Fabio De Luigi, alle prese con un personaggio drammatico che lascia intravedere a chiare lettere, dietro gli occhiali spessi, le azioni titubanti e delle smorfie immalinconite, delle corde per lui pressoché inedite. Buona anche l’ambientazione anni ’90 in una Torino d’epoca, all’ombra della Mole e della rivalità infuocata tra Torino e Juventus. Nel cast anche Gianmarco Tognazzi, mentre Edoardo Leo veste i panni di un ex pugile detto “il Lupo”.