In un'isolata casa nella campagna austriaca si consuma un agghiacciante rapporto all'insegna di violenza e sopraffazione tra due gemelli (Elias e Lukas Schwarz) e la loro presunta madre (Susanne Wuest), inquietante presenza dal volto completamente bendato a causa dei postumi di un incidente. Moglie del provocatorio regista austriaco Ulrich Seidl, Veronika Franz (documentarista e co-sceneggiatrice dei film del marito), ha diretto, con l'aiuto della giovanissima Severin Fiala (classe 1985), una riuscita parabola angosciante dalle tinte horror sulla malattia mentale e le ataviche pulsioni violente che intaccano anche i legami di sangue. Attraverso un impeccabile rigore stilistico capace di sublimare la tensione sotterranea che permea tutta la pellicola, il film si muove in una dimensione iperrealistica in cui i claustrofobici interni dell'abitazione hi-tech, contraddistinti da linee tese che rimandano all'arte geometrica, sembrano schermare la superficie della vicenda dalle morbose ossessioni che giacciono in profondità. Purtroppo, però, il ricorso a poco felici incursioni soprannaturali e un finale sopra le righe smorzano l'entusiasmo per una pellicola dalla traiettoria altrimenti perfetta. Ammirevoli, in ogni caso, l'accurata regia minimal e l'opprimente atmosfera di minaccia incombente. La luciferina presenza dei due gemelli, così come quella della madre senza volto, non si dimentica. Presentato nella sezione Orizzonti alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.