The Lodge
The Lodge
2019
Paesi
Gran Bretagna, Usa
Genere
Horror
Durata
100 min.
Formato
Colore
Registi
Severin Fiala
Veronika Franz
Attori
Riley Keough
Richard Armitage
Alicia Silverstone
Jack Martell
Rebecca Faulkenberry
Lia McHug
Danny Keough
Katelyn Wells
Lola Reid
Dopo il suicidio della madre, due fratelli trascorrono un weekend natalizio in una remota baita di montagna assieme alla nuova, giovane compagna del padre (Riley Keough), che disprezzano apertamente. Quando una furiosa tempesta di neve li blocca all'interno della casa, l'ostilità dei fratelli fa emergere una serie di traumi dal passato della donna. Proprio nel momento in cui i rapporti tra i tre iniziano a migliorare, ecco incombere un'oscura presenza a minacciare le loro vite.
Parabola horrorifica che, nel solco di Hereditary (2018) di Ari Aster (ma con molti meno colpi in canna), ricorre a delle miniature di ambienti domestici e persone per fornire loro un raddoppiamento fantasmatico, tanto puntuale quanto inerte. Il pretesto narrativo è labile e già visto ma indubbiamente ostinato nella sua stasi esibita, al servizio di una vicenda spettrale che ricorre a molti artifici e soluzioni già ampiamente percorsi dal genere, concentrandosi sull'espiazione quasi cristologica di peccati condivisi e su un senso di colpa che deforma i contorni della realtà. Il campionario degli elementi tirati in ballo è dunque trito e ritrito, ma il mestiere registico comunque dignitoso e la protagonista Riley Keough, attrice e modella statunitense già vista in Mad Max: Fury Road (2015) e American Honey (2016), è una scream queen da non trascurare, matriarcale e in disarmo, che intrattiene anche un rapporto vagamente erotico e incestuoso con uno dei personaggi in campo amplificando angosce e implicazioni oscene. Comunque troppo poco, al netto di tutto, per la coppia di registi austriaci composta da Veronika Franz, compagna del noto connazionale Ulrich Seidl, e Severin Fiala, già autori del ben più ragguardevole e degno di nota Goodnight Mommy (2014), del quale vengono replicati in maniera abbastanza stiracchiata, ma senza lo stesso nerbo, assiomi e coordinate familiari. Scritto dai registi con Sergio Casci e girato in Québec, anche se il salto oltreoceano finisce col naufragare tra tentativi maldestri di intavolare significanti (il dipinto L’Annunciata di Antonello da Messina, esplicitamente scomodato) e sottolineature non solo estetiche tese a bucare il foglio. Il direttore della fotografia è il greco Thimios Bakatakis, che può vantare più di una collaborazione con Yorgos Lanthimos.
Parabola horrorifica che, nel solco di Hereditary (2018) di Ari Aster (ma con molti meno colpi in canna), ricorre a delle miniature di ambienti domestici e persone per fornire loro un raddoppiamento fantasmatico, tanto puntuale quanto inerte. Il pretesto narrativo è labile e già visto ma indubbiamente ostinato nella sua stasi esibita, al servizio di una vicenda spettrale che ricorre a molti artifici e soluzioni già ampiamente percorsi dal genere, concentrandosi sull'espiazione quasi cristologica di peccati condivisi e su un senso di colpa che deforma i contorni della realtà. Il campionario degli elementi tirati in ballo è dunque trito e ritrito, ma il mestiere registico comunque dignitoso e la protagonista Riley Keough, attrice e modella statunitense già vista in Mad Max: Fury Road (2015) e American Honey (2016), è una scream queen da non trascurare, matriarcale e in disarmo, che intrattiene anche un rapporto vagamente erotico e incestuoso con uno dei personaggi in campo amplificando angosce e implicazioni oscene. Comunque troppo poco, al netto di tutto, per la coppia di registi austriaci composta da Veronika Franz, compagna del noto connazionale Ulrich Seidl, e Severin Fiala, già autori del ben più ragguardevole e degno di nota Goodnight Mommy (2014), del quale vengono replicati in maniera abbastanza stiracchiata, ma senza lo stesso nerbo, assiomi e coordinate familiari. Scritto dai registi con Sergio Casci e girato in Québec, anche se il salto oltreoceano finisce col naufragare tra tentativi maldestri di intavolare significanti (il dipinto L’Annunciata di Antonello da Messina, esplicitamente scomodato) e sottolineature non solo estetiche tese a bucare il foglio. Il direttore della fotografia è il greco Thimios Bakatakis, che può vantare più di una collaborazione con Yorgos Lanthimos.
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