Dopo molti mesi, il dottor Ethan Powell (Anthony Hopkins), che aveva ucciso due uomini, viene ritrovato nella giungla completamente allo stato brado. Trasportato negli States, verrà affidato alle cure dello psichiatra Theo Caulder (Cuba Gooding jr.), che dovrà deliberare sull'effettiva follia dell'uomo. Ben presto, il dottore si farà coinvolgere emotivamente dal caso. Per la prima volta Jon Turteltaub realizza un'opera che cela al suo interno una manciata d'ambizione in più, distaccandosi pesantemente dai toni leggeri e alimentari del resto della sua produzione. Il regista prova a portare a casa il risultato con il minimo sforzo e con un po' di scaltrezza, ma non ha dalla sua né la furbizia né il mestiere che gli avrebbero potuto consentire di salvare la baracca: il personaggio di Hopkins, sul quale in più di un'occasione si son volute cucire delle pallide imitazioni di Hannibal Lecter sulla scia del successo de Il silenzo degli innocenti (1991), è lontano anni luce dalle vette del cannibale più famoso della storia del cinema e pare solo la scialba e stantia ombra di se stesso. Il tentativo di nobilitare l'operazione con una manciata di sottotesti ambientali, che pure sono presenti e accennati, si arena tuttavia al cospetto di una scrittura fiacca, mai dinamica, quasi sempre irrimediabilmente prolissa.