Io, Caligola
1979
Paesi
Italia, Usa
Generi
Storico, Erotico
Durata
156 min.
Formato
Colore
Regista
Tinto Brass
Attori
Malcolm McDowell
Teresa Ann Savoy
Helen Mirren
Peter O'Toole
Adriana Asti
John Gielgud
John Steiner
Paolo Bonacelli
Leopoldo Trieste
Vita, follie e morte di Gaio Cesare Germanico, consegnato alle cronache come Caligola (Malcom McDowell), terzo imperatore romano, membro della dinastia giulio-claudia, salito al trono imperiale dopo la morte dello zio adottivo Tiberio (Peter O'Toole). Sfrenato, psicotico e incontenibile, l'uomo troverà la morte a ventinove anni insieme alla moglie Milonia Cesonia (Helen Mirren), a seguito di una congiura ordita dai pretoriani.
«Quando la libertà diventa liberticidio, e quando i valori morali svaniscono, allora tramontano le civiltà: logico, no?». Su questa scanzonata chiosa si apre una delle operazioni cinematografiche più travagliate di sempre. Inizialmente pensata per Roberto Rossellini dallo sceneggiatore Gore Vidal, che ebbe non pochi contrasti sul set con Tinto Brass, l'operazione si auto-declinò in una sorta di vero e proprio flagello produttivo. Rimaneggiato dal produttore e regista Franco Rossellini (nipote di Roberto) con un nuovo montaggio e una nuova durata rispetto al Caligola originario, massacrato dalla censura e sotto processo per oscenità, il film è una disordinata e sanguinolenta baraonda di sesso, follia e cattivo gusto. Plastico e materico, Io, Caligola non è nemmeno un film di regia, considerati gli interventi che ne hanno massacrato l'impianto: lo stesso Brass è accreditato solo come responsabile delle riprese. Fondamentale, e non in positivo, è l'apporto al lungometraggio “garantito” da Bob Guccione, fondatore ed editore della rivista Penthouse, che intervenne ad aggiungere numerose sequenze pornografiche. La pellicola vorrebbe essere tonitruante, ma a farne le spese sono l'attenzione dello spettatore e il talento di attori validi come McDowell, la Mirren, O'Toole e John Gielgud. Due o tre momenti interessanti – la spettacolare orgia ha un ritmo notevole, sì come la scena del cruento massacro finale – ma il discorso filosofico, storico e politico legato al personaggio centrale è assente quando non ridicolo. Scenografie deliranti di Danio Donati e fotografia di Silvano Ippoliti. Circolano copie delle più svariate durate ma, nonostante le fonti ufficiali si attestino sulle due ore e mezza, la versione uncut più diffusa arriva a 133 minuti.
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