Larissa (Amanda Crew) e Matt Kane (Adam Brody) sono una coppia abbiente e felice, lui è un avvocato di successo e lei è prossima al parto del primo figlio. Si trasferiscono in una casa spaziosa, una villa in un quartiere residenziale, ma ignorano chi sia la loro vicina. La ragazza della porta accanto infatti li osserva inquietante dalla finestra del piano di sopra, la sua presenza mortifera e silenziosa si manifesta la prima volta quando Larissa accusa fitte di dolore alla pancia…
Elementare esempio di horror estivo che muove da premesse oscure e paranoiche, Isabelle - L’ultima evocazione prende le mosse dal figlio di una coppia nato senza vita e da una madre che, a margine di quest’esperienza tragica e drammatica, sperimenta un minuto di morte clinica che la trascinerà nel baratro di una difficoltosa e traumatica elaborazione del lutto. Una condizione che la porterà, dopo aver lambito l’aldilà, a diventare la preda di un’inquietante vicina che eserciterà su di lei un’influenza nefasta. Le traiettorie della storia prendono però ben presto una piega prevedibilissima e tagliata con l’accetta, adagiandosi con ben poca sostanza alla consueta, spremutissima esplorazione annacquata del regno del soprannaturale e con i soliti cigolii come unico, risicato specchietto per le allodole a disposizione. La regia del canadese Robert Heydon, non certo aiutata dal basso budget, si limita a timbrare il cartellino e anche gli interpreti, Adam Brody e Amanda Crew, schiacciati irreversibilmente dalla loro carriera televisiva (il primo è noto soprattutto per l’iconica serie tv per teenager The O.C., la seconda ha legato il suo nome a Silicon Valley) appaiono a mezzo servizio e faticano a risultare convincenti.