L'invito
L'Invitation
1973
Paesi
Svizzera, Francia
Genere
Commedia
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Claude Goretta
Attori
Jean-Luc Bideau
Francois Simon
Jean Champion
Dopo aver perso la madre, Rémy Placet (Michel Robin) compra una villa in campagna e ingaggia un maggiordomo (François Simon) per organizzare una giornata di relax con i suoi colleghi d’ufficio. Non tutto andrà secondo i piani.
Goretta adatta una pièce di Michel Viala in quello che è il suo film più celebre. Una parentesi dalla quotidianità in un contesto idilliaco si converte in una valvola di sfogo per tutte le tensioni che si sono create tra i colleghi nel corso degli anni, e che la formalità dell’ufficio impediva di liberare. Dopo un ottimo incipit in cui vediamo per l’unica volta la signora Placet, in una scena senza dialoghi che riassume brillantemente tutta una vita insieme, fatta di abitudini e affetto, il film ci porta invece al centro di un gruppo di uomini e donne che non sono avvezzi a passare del tempo libero tra di loro: imbarazzi, invidie e ipocrisie sono i veri protagonisti intorno cui ruotano tutti i colleghi, microcosmo di una società svizzera di facciata che nasconde sotto il tappeto tutto il possibile pur di salvare un’apparenza di serietà e autocontrollo. Ottima la scrittura di tutti i personaggi e efficacissimi i dialoghi che sotto la superficie celano veleno. C’è comunque anche spazio per sinceri momenti di gioia, ma nel finale tutto torna alla grigia consuetudine lavorativa. Vincitore del premio della giuria a Cannes e nominato all’Oscar al miglior film straniero.
Goretta adatta una pièce di Michel Viala in quello che è il suo film più celebre. Una parentesi dalla quotidianità in un contesto idilliaco si converte in una valvola di sfogo per tutte le tensioni che si sono create tra i colleghi nel corso degli anni, e che la formalità dell’ufficio impediva di liberare. Dopo un ottimo incipit in cui vediamo per l’unica volta la signora Placet, in una scena senza dialoghi che riassume brillantemente tutta una vita insieme, fatta di abitudini e affetto, il film ci porta invece al centro di un gruppo di uomini e donne che non sono avvezzi a passare del tempo libero tra di loro: imbarazzi, invidie e ipocrisie sono i veri protagonisti intorno cui ruotano tutti i colleghi, microcosmo di una società svizzera di facciata che nasconde sotto il tappeto tutto il possibile pur di salvare un’apparenza di serietà e autocontrollo. Ottima la scrittura di tutti i personaggi e efficacissimi i dialoghi che sotto la superficie celano veleno. C’è comunque anche spazio per sinceri momenti di gioia, ma nel finale tutto torna alla grigia consuetudine lavorativa. Vincitore del premio della giuria a Cannes e nominato all’Oscar al miglior film straniero.
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