Land of Mine – Sotto la sabbia
Under sandet
2015
Paesi
Danimarca, Germania
Generi
Drammatico, Guerra
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Martin Zandvliet
Attori
Roland Møller
Mikkel Boe Følsgaard
Louis Hofmann
Joel Basman
Oskar Bökelmann
Nel 1945, immediatamente dopo la resa della Germania nazista nella Seconda guerra mondiale, i prigionieri tedeschi presenti in Danimarca furono utilizzati per rimpolpare le fila degli Alleati. Chiamati a disinnescare mine pericolosissime e spesso letali sparse per la costa danese occidentale, molti di loro persero la vita.
Il regista danese Martin Zandvliet si sofferma su una pagina di storia del Novecento tutt’altro che nota al grande pubblico e realizza un film bellico che ha dalla sua la netta pretesa di riabilitare la memoria di un segmento di conflitto cui i resoconti successivi hanno dedicato ben poco spazio. La costruzione visiva e l’apparato formale sono di buon livello e denotano un discreto mestiere, nonché una certa passione, nell’esplorare le coordinate del war movie: non mancano i sentimenti forti, il senso di rivalsa di un’identità nazionale tradita – la Danimarca occupata per cinque anni dai tedeschi – e una serie di coinvolgenti inserti emotivi che fanno da perno all'opera e al suo apparato di tensione spettacolare da un lato e di ricostruzione storica dall’altro. Peccato però che Land of Mine, dopo una prima parte sorprendente e giocata su corde espressive relativamente elevate e concitate, smarrisca progressivamente una buona dose di lucidità e di mordente, abbondando in passaggi schematici, soluzioni piatte ed elementi abbozzati che denotano la natura superficiale e illustrativa dell'operazione. Anche la ferocia e la crudeltà incarnate dal personaggio del sergente Rasmussen, che tanto bene funziona nel primo blocco del film, perdono via via consistenza nell’economia complessiva del racconto, traghettandolo verso un finale sfiatato e al ribasso. Presentato al Toronto Film Festival e passato in Italia alla Festa del cinema di Roma.
Il regista danese Martin Zandvliet si sofferma su una pagina di storia del Novecento tutt’altro che nota al grande pubblico e realizza un film bellico che ha dalla sua la netta pretesa di riabilitare la memoria di un segmento di conflitto cui i resoconti successivi hanno dedicato ben poco spazio. La costruzione visiva e l’apparato formale sono di buon livello e denotano un discreto mestiere, nonché una certa passione, nell’esplorare le coordinate del war movie: non mancano i sentimenti forti, il senso di rivalsa di un’identità nazionale tradita – la Danimarca occupata per cinque anni dai tedeschi – e una serie di coinvolgenti inserti emotivi che fanno da perno all'opera e al suo apparato di tensione spettacolare da un lato e di ricostruzione storica dall’altro. Peccato però che Land of Mine, dopo una prima parte sorprendente e giocata su corde espressive relativamente elevate e concitate, smarrisca progressivamente una buona dose di lucidità e di mordente, abbondando in passaggi schematici, soluzioni piatte ed elementi abbozzati che denotano la natura superficiale e illustrativa dell'operazione. Anche la ferocia e la crudeltà incarnate dal personaggio del sergente Rasmussen, che tanto bene funziona nel primo blocco del film, perdono via via consistenza nell’economia complessiva del racconto, traghettandolo verso un finale sfiatato e al ribasso. Presentato al Toronto Film Festival e passato in Italia alla Festa del cinema di Roma.
Iscriviti
o
Accedi
per commentare