Leatherface
Leatherface
2017
Paese
Usa
Genere
Horror
Durata
90 min.
Formato
Colore
Registi
Alexandre Bustillo
Julien Maury
Attori
Lili Taylor
Stephen Dorff
Sam Strike
Vanessa Grasse
James Bloor
Jessica Madsen
Sam Coleman
Dejan Angelov
Christopher Adamson
Boris Kabakchiev
Sottratto alla famiglia d'origine, il giovane Jedidiah (Boris Kabakchiev) cresce tra gli orrori dell'istituto psichiatrico dov'è rinchiuso e le torture di un sadico dottore (Christopher Adamson). Fuggirà insieme a tre compagni e all'infermiera Lizzy (Vanessa Grasse), presa come ostaggio, affrontando un viaggio all'inferno che cambierà per sempre la sua natura.
Come si diventa un mostro? Questa la domanda che si pongono Alexandre Bustillo e Julien Maury, ai quali spetta il compito di rivitalizzare la saga cult ideata nel lontano 1974 da Tobe Hooper. Missione davvero ostica, anche se i due registi (avvezzi alle derive orrorifiche: basti pensare al notevole À l'intérieur del 2007) riescono a dare giusta dignità all'ormai iconica figura di “Faccia di cuoio”, manipolando le regole tipiche dello slasher sia sul piano narrativo (l'ambiguità sulla reale identità di Jedidiah) che strutturale (la stereotipizzazione dei protagonisti, che riserva più di una sorpresa). Ma se le stoccate alle basi del classico schema horror funzionano, è la ridondanza dello script a minare il risultato finale: inserti telefonati, caratterizzazioni banalotte (inerenti soprattutto ai personaggi di Clarice e Ike, interpretati rispettivamente da Jessica Madsen e James Bloor) e metafore usurate (sesso e deformità fisica come simbolo di una liberazione deviata e putrida), unite a una tecnica a tratti scadente (alcuni ralenti completamente fuori luogo). Dalla coppia Bustillo-Maury era lecito aspettarsi qualcosa in più; l'indagine sulle origini di Leatherface, in ogni caso, colpisce nel segno, elevandosi a sentenza definitiva sulle capacità di contagio del Male. Il che non è poco. Evidenti omaggi, soprattutto nella forma, al film di Hooper (che è riuscito a produrre il film poco prima della sua scomparsa) e comprimari d'eccezione: menzione d'onore all'ottima Lili Taylor nei panni di Verna Sawyer. Scritto da Seth M. Sherwood.
Come si diventa un mostro? Questa la domanda che si pongono Alexandre Bustillo e Julien Maury, ai quali spetta il compito di rivitalizzare la saga cult ideata nel lontano 1974 da Tobe Hooper. Missione davvero ostica, anche se i due registi (avvezzi alle derive orrorifiche: basti pensare al notevole À l'intérieur del 2007) riescono a dare giusta dignità all'ormai iconica figura di “Faccia di cuoio”, manipolando le regole tipiche dello slasher sia sul piano narrativo (l'ambiguità sulla reale identità di Jedidiah) che strutturale (la stereotipizzazione dei protagonisti, che riserva più di una sorpresa). Ma se le stoccate alle basi del classico schema horror funzionano, è la ridondanza dello script a minare il risultato finale: inserti telefonati, caratterizzazioni banalotte (inerenti soprattutto ai personaggi di Clarice e Ike, interpretati rispettivamente da Jessica Madsen e James Bloor) e metafore usurate (sesso e deformità fisica come simbolo di una liberazione deviata e putrida), unite a una tecnica a tratti scadente (alcuni ralenti completamente fuori luogo). Dalla coppia Bustillo-Maury era lecito aspettarsi qualcosa in più; l'indagine sulle origini di Leatherface, in ogni caso, colpisce nel segno, elevandosi a sentenza definitiva sulle capacità di contagio del Male. Il che non è poco. Evidenti omaggi, soprattutto nella forma, al film di Hooper (che è riuscito a produrre il film poco prima della sua scomparsa) e comprimari d'eccezione: menzione d'onore all'ottima Lili Taylor nei panni di Verna Sawyer. Scritto da Seth M. Sherwood.
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