L'ordine del tempo
L'ordine del tempo
2023
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
112 min.
Formato
Colore
Regista
Liliana Cavani
Attori
Alessandro Gassmann
Claudia Gerini
Edoardo Leo
Kseniya Rappoport
Richard Sammel
Valentina Cervi
Un gruppo di amici di vecchia data si ritrova in una villa sul mare per festeggiare il compleanno di uno di loro. Durante i festeggiamenti la comitiva apprende una notizia terribile: il mondo, così come lo conosciamo, potrebbe finire nel giro di poche ore. Il lasso di tempo che li separa dall'apocalisse sembra passare in modo diverso, talvolta veloce e altre volte eterno…
Prendendo spunto dall’omonimo saggio di Carlo Rovelli, Liliana Cavani torna a dirigere un lungometraggio ventuno anni dopo Il gioco di Ripley con John Malkovich. Arrivata a novant’anni, la regista italiana – che ha firmato diversi film cult, a partire da Il portiere di notte del 1974 – firma una pellicola dalle premesse ambiziose, che vuole ragionare sul senso del tempo, sulla sua relatività e sulla minaccia di una fine che può arrivare da un momento all’altro. Gli spunti (anche) filosofici alla base del soggetto, però, svaniscono dopo poche sequenze a causa di una sceneggiatura che si fa presto raffazzonata e vittima di una serie di dialoghi a rischio di risultare involontariamente ridicoli. I concetti si ripetono all’inverosimile in un copione vittima di una ridondanza senza pari, in cui il tempo (è proprio il caso di dirlo) sembra dilatarsi all’infinito per raggiungere l’attesa e prevedibile conclusione. Il cast, come se non bastasse, sembra crederci pochissimo, in pochi si impegnano e molti risultano inadeguati. Il risultato, oltre che essere un grande peccato, è un vero e proprio pasticcio in cui si salva soltanto un momento sulle note di Leonard Cohen. Per il resto, c’è ben poco da difendere. Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia.
Prendendo spunto dall’omonimo saggio di Carlo Rovelli, Liliana Cavani torna a dirigere un lungometraggio ventuno anni dopo Il gioco di Ripley con John Malkovich. Arrivata a novant’anni, la regista italiana – che ha firmato diversi film cult, a partire da Il portiere di notte del 1974 – firma una pellicola dalle premesse ambiziose, che vuole ragionare sul senso del tempo, sulla sua relatività e sulla minaccia di una fine che può arrivare da un momento all’altro. Gli spunti (anche) filosofici alla base del soggetto, però, svaniscono dopo poche sequenze a causa di una sceneggiatura che si fa presto raffazzonata e vittima di una serie di dialoghi a rischio di risultare involontariamente ridicoli. I concetti si ripetono all’inverosimile in un copione vittima di una ridondanza senza pari, in cui il tempo (è proprio il caso di dirlo) sembra dilatarsi all’infinito per raggiungere l’attesa e prevedibile conclusione. Il cast, come se non bastasse, sembra crederci pochissimo, in pochi si impegnano e molti risultano inadeguati. Il risultato, oltre che essere un grande peccato, è un vero e proprio pasticcio in cui si salva soltanto un momento sulle note di Leonard Cohen. Per il resto, c’è ben poco da difendere. Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia.
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