L’uomo nel buio – Man in the Dark
Don't Breathe 2
2021
Paesi
Usa, Serbia
Generi
Horror, Thriller
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
Rodo Sayagues
Attori
Stephen Lang
Brendan Sexton III
Madelyn Grace
Rocci Williams
Stephanie Arcila
Un veterano del fronte (Stephen Lang) sempre in guerra con il mondo, si troverà a dover affrontare persone del suo stesso calibro, per riuscire nell’impresa di difendere qualcosa di molto prezioso. Sottovalutare l’uomo è un errore da non commettere.
Un film in grado di riportare in parte la vena più pura del genere thriller: attesa, risposta e potere ansiogeno. L’uomo, il veterano di guerra, viene interpretato con grande sentimento e naturalezza, non scontato per un genere che spesso punta a voler mettere ansia allo spettatore, senza una grande recitazione. Una scenografia che gioca sul buio come elemento centrale, “L’uomo nel buio”, non come richiamo al sentimento della paura ma come ancoramento della situazione visiva del protagonista, il nulla. Una trama che pecca d’originalità, in quanto punta unicamente sul voler sorprendere lo spettatore nella volontà di spaventarlo, rischiando così di non aggiungere nulla in più a quello che è il genere thriller in quanto tale. Cade nel più classico stereotipo thriller uguale ansia. L’elemento sorpresa, che in questo film è unicamente ricondotto ai movimenti del protagonista, è così asfissiante che porta la narrazione, il rapporto padre-figlia, in secondo piano. Un giusto equilibrio del rapporto elemento sorpresa e narrazione, come racconto di una storia valoriale, sicuramente avrebbe permesso al film di non essere visto come puro intrattenimento fine a se stesso ma come gesto di voler raccontare qualcosa a qualcuno. Anche la gestione dei personaggi in gioco non è stata delle migliori. Il film si concentra sull’anziano veterano di guerra, spiegandone in parte il suo profilo psicologico, relegando gli altri personaggi a pure marionette senza anima (come magia spariscono subito e alla fine del film ci chiediamo se siano mai esistiti).
Un film in grado di riportare in parte la vena più pura del genere thriller: attesa, risposta e potere ansiogeno. L’uomo, il veterano di guerra, viene interpretato con grande sentimento e naturalezza, non scontato per un genere che spesso punta a voler mettere ansia allo spettatore, senza una grande recitazione. Una scenografia che gioca sul buio come elemento centrale, “L’uomo nel buio”, non come richiamo al sentimento della paura ma come ancoramento della situazione visiva del protagonista, il nulla. Una trama che pecca d’originalità, in quanto punta unicamente sul voler sorprendere lo spettatore nella volontà di spaventarlo, rischiando così di non aggiungere nulla in più a quello che è il genere thriller in quanto tale. Cade nel più classico stereotipo thriller uguale ansia. L’elemento sorpresa, che in questo film è unicamente ricondotto ai movimenti del protagonista, è così asfissiante che porta la narrazione, il rapporto padre-figlia, in secondo piano. Un giusto equilibrio del rapporto elemento sorpresa e narrazione, come racconto di una storia valoriale, sicuramente avrebbe permesso al film di non essere visto come puro intrattenimento fine a se stesso ma come gesto di voler raccontare qualcosa a qualcuno. Anche la gestione dei personaggi in gioco non è stata delle migliori. Il film si concentra sull’anziano veterano di guerra, spiegandone in parte il suo profilo psicologico, relegando gli altri personaggi a pure marionette senza anima (come magia spariscono subito e alla fine del film ci chiediamo se siano mai esistiti).
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