Julie (Dyan Cannon), moglie fedele e brava casalinga, ha il marito (Laurence Luckinbill) in ospedale per un piccola operazione. Mentre lui è ricoverato, i suoi amici le rivelano le tante scappatelle che ha fatto il suo amato nel corso degli anni. Julie decide di vendicarsi. Prendendo spunto dal romanzo di Lois Gould, Otto Preminger firma una commedia al vetriolo che mette alla berlina vizi e virtù della borghesia newyorkese: i dialoghi funzionano, il tono è anarchico al punto giusto, ma l'andamento narrativo è troppo scontato e dal punto di vista visivo è un film che ha ben poco di artistico. I temi sono tanti, fin troppi, e spaziano dalla solitudine al tradimento, fino alla sessualità e al rapporto di coppia. Preminger tenta di rialzarsi dopo un paio di flop (Skidoo del 1968 e Dimmi che mi ami, Junie Moon del 1970), affonda il coltello e finisce anche per esagerare, risultando fuori luogo in diversi passaggi. In ogni caso, è il miglior film che il regista austriaco (Anatomia di un omicidio del 1959) ha diretto negli anni Settanta, ma più per demeriti degli altri che per meriti propri.