Un mercoledì da leoni
Big Wednesday
1978
Paese
Usa
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
John Milius
Attori
Jan-Michel Vincent
William Katt
Gary Busey
Patti D'Arbanville
Barbara Hale
Lee Purcell
Sam Melville
Robert Englund
Hank Worden
Matt (Jan-Michel Vincent), Jack (William Katt) e Leroy (Gary Busey) sono tre amici fraterni che passano la giovinezza praticando il surf sulle spiagge della California. L'età adulta, però, incombe, e con lei lo spettro della guerra in Vietnam e la fine della spensieratezza. Ognuno di loro dovrà fare i conti con le responsabilità e l'inesorabile passare del tempo.
Dodici anni di vita e di storia americana sono racchiusi in quattro capitoli corrispondenti ad altrettanti grandi mareggiate (1962, 1965, 1968, 1974): a ogni onda, calare la tavola in mare è il modo migliore per dimenticare un attimo che la vita vera è lì, a presentarti il conto. Il terzo film di John Milius, forse il suo migliore in assoluto, è il più classico e profondamente americano dei coming of age, dolente chiusura di un poker perfetto formato con L'ultimo spettacolo di Peter Bogdanovich (1971), American Graffiti di George Lucas e Mean Streets di Martin Scorsese (entrambi del 1973). In parte autobiografico, è un'ode nostalgica all'età dell'innocenza ed esempio perfetto di cult cinematografico (e non solo perché venerato dalla comunità dei surfer): le sequenze tra i cavalloni tolgono ancora il fiato, ma il vero punto di forza è la vena di disillusione e amarezza che percorre tutta la pellicola, e resta nel cuore. Gli rende omaggio Point Break (1991) di Kathryn Bigelow, che vede tra i protagonisti lo stesso Gary Busey. Come nel film, anche nella realtà William Katt è figlio di Barbara Hale, mentre l'attrice e modella Patti D'Arbanville ispirò la canzone di Cat Stevens Lady d'Arbanville.
Dodici anni di vita e di storia americana sono racchiusi in quattro capitoli corrispondenti ad altrettanti grandi mareggiate (1962, 1965, 1968, 1974): a ogni onda, calare la tavola in mare è il modo migliore per dimenticare un attimo che la vita vera è lì, a presentarti il conto. Il terzo film di John Milius, forse il suo migliore in assoluto, è il più classico e profondamente americano dei coming of age, dolente chiusura di un poker perfetto formato con L'ultimo spettacolo di Peter Bogdanovich (1971), American Graffiti di George Lucas e Mean Streets di Martin Scorsese (entrambi del 1973). In parte autobiografico, è un'ode nostalgica all'età dell'innocenza ed esempio perfetto di cult cinematografico (e non solo perché venerato dalla comunità dei surfer): le sequenze tra i cavalloni tolgono ancora il fiato, ma il vero punto di forza è la vena di disillusione e amarezza che percorre tutta la pellicola, e resta nel cuore. Gli rende omaggio Point Break (1991) di Kathryn Bigelow, che vede tra i protagonisti lo stesso Gary Busey. Come nel film, anche nella realtà William Katt è figlio di Barbara Hale, mentre l'attrice e modella Patti D'Arbanville ispirò la canzone di Cat Stevens Lady d'Arbanville.
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18 dicembre
Rai 4
21:20