Memo (Jorge Garcia) vive isolato insieme a suo zio in una fattoria, curando un gregge di pecore e di fatto senza nessuna forma di comunicazione col resto del mondo. L’uomo però ha due caratteristiche che tiene nascoste: una splendida voce e un trauma derivante dal suo passato.

Opera prima del cileno Gaspar Antillo, Nessuno sa che io sono qui è un titolo che fa riferimento alla condizione del protagonista, ma anche alla canzone che cantava meravigliosamente da ragazzino. Visto il suo aspetto poco attraente, però, un produttore musicale convinse il padre ad accettare di “sfruttare” unicamente la sua voce, mentre il suo corpo sarebbe rimasto in ombra. Non è affatto male il soggetto di partenza di questo esordio che funziona più nell’idea iniziale che nella resa effettiva, tanto che sarebbe stata probabilmente più incisiva la forma di un mediometraggio vista la fatica ad arrivare ai circa 90 minuti complessivi di durata. L’esordiente regista, però, non ha una brutta mano e offre una messinscena già abbastanza matura nella gestione visiva, mentre non dimostra altrettanta scaltrezza nella gestione di un ritmo narrativo decisamente altalenante. Resta un prodotto che può incuriosire e non privo di alcuni meriti importanti, ma allo stesso tempo risulta anche un lungometraggio inconcludente e un’occasione in parte sprecata, anche per la performance così così del protagonista Jorge Garcia, diventato celebre per il ruolo di Hugo Reyes nella serie televisiva Lost. Tra i produttori figura anche Pablo Larraín. Distribuito direttamente su Netflix.