Guido (Daniele Parisi) ha una relazione con Chiara (Silvia D’Amico): la loro storia viene messa in crisi dalla possibilità che lei sia rimasta incinta. Mentre lui si sente pronto per la paternità, lei ci vuole pensare. Nell'attesa, Guido, sperando di farle cambiare idea, se ne va di casa ottenendo ospitalità sia dai suoi genitori che dagli amici. Avrà modo di diventare testimone di storie che non conosceva fino in fondo.
A quattro anni dal suo esordio Short Skin - I dolori del giovane Edo (2014), il regista fiorentino Duccio Chiarini torna al lungometraggio di finzione con un piccolo ma efficace film corale in bilico tra dramma e commedia, che cattura con ironia agrodolce ed estrema verosimiglianza gli inciampi e le contraddizioni della generazione a cavallo tra i trenta e i quarant’anni, alle prese con inutili master di specializzazione, saggi su Calvino, ennesimi concerti dei Pearl Jam e soprattutto con un precariato affettivo, sentimentale e lavorativo dal quale pare impossibile districarsi. La sceneggiatura, firmata da Chiarini con Roan Johnson, Davide Lantieri e Marco Pettenello, che solo nella seconda parte accusa qualche margine di ridondanza e ripetitività senza tuttavia mai girare del tutto a vuoto, esplora con acutezza spigliata, al contempo tenera e malinconica, personaggi spiaggiati e paralizzati, ai quali viene però concessa una costante e autoironica possibilità di redenzione attraverso la schietta lente di un’umanità mai retorica né di posa. Il copione, accarezzato da una regia semplice e delicata, riesce così a farsi largo in temi universali come il tradimento, la malattia e il dolore per l’abbandono, dividendosi tra battute a effetto (“Tra un mese partorisci e vivi alla giornata? Cos’è, un interrail?”) e innumerevoli momenti sinceri e non di rado spudorati, come testimonia ad esempio la scena di sesso iniziale. Buona prova d’attrice anche della cantante Thony, che si era già fatta notare in Tutti i santi giorni (2012) di Virzì e si conferma interprete colpevolmente sottoutilizzata dal cinema italiano. La parte conclusiva regala una bella apparizione al pianoforte a Brunori Sas, perfettamente raccordata alle atmosfere del film e indubbiamente carica di senso, e difficile da dimenticare è anche l’immagine finale, con cui ci si congeda dallo spettatore. Presentato nella sezione Piazza Grande al Festival di Locarno del 2018 e al Torino Film Festival nello stesso anno.