The Place
2017
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
Paolo Genovese
Attori
Valerio Mastandrea
Marco Giallini
Alessandro Borghi
Silvio Muccino
Alba Rohrwacher
Vittoria Puccini
Rocco Papaleo
Silvia D'Amico
Vinicio Marchioni
Sabrina Ferilli
Giulia Lazzarini
Un uomo misterioso (Valerio Mastandrea) siede sempre allo stesso tavolo di un ristorante, pronto a esaudire i desideri di otto avventori. In cambio però chiede loro qualcosa. Fino a dove saranno disposti ad arrivare i protagonisti per realizzare ciò che sognano?
Dopo il successo travolgente di Perfetti conosciuti (2016), il regista Paolo Genovese propone un analogo format riunendo un cast italiano all star, garanzia d’impatto commerciale, e ispirandosi alla serie Tv The Booth at the End: il risultato è un lavoro ambizioso ma farraginoso, che non riesce a infondere la giusta misura etica e drammatica alla sfilata di personaggi che convoca davanti al misterioso deus ex machina incarnato in maniera sufficientemente efficace da Valerio Mastandrea. Il tono, rispetto al film precedente, si fa più cupo e meditativo, riflette su profondi dilemmi etici, su Bene e Male come forze ancestrali che regolano l’esistenza, sui chiaroscuri dell’animo umano: materia troppo elevata per una scrittura che, abituata a gestire con buona lena i tempi e i modi della commedia, si dimostra poco efficace nel mettere mano a qualcosa di più gravoso e impegnativo sotto il profilo psicologico. Il risultato è un prodotto curioso ma opaco, che solo di rado azzecca frangenti ispirati, per lo più ricorrendo ad aforismi e frasi a effetto del personaggio di Mastandrea, e che manca in maniera abbastanza evidente di un finale risolto e di una sintesi dialettica. Nell’ultima parte fa capolino anche qualche forzatura nella scrittura e nell’avvicendamento scalettato dei singoli attori, col personaggio di Alba Rohrwacher risolto in maniera troppo sbrigativa e quello di Giulia Lazzarini calcato in modo eccessivamente didascalico. Presentato, come film di chiusura, alla Festa del Cinema di Roma 2017.
Dopo il successo travolgente di Perfetti conosciuti (2016), il regista Paolo Genovese propone un analogo format riunendo un cast italiano all star, garanzia d’impatto commerciale, e ispirandosi alla serie Tv The Booth at the End: il risultato è un lavoro ambizioso ma farraginoso, che non riesce a infondere la giusta misura etica e drammatica alla sfilata di personaggi che convoca davanti al misterioso deus ex machina incarnato in maniera sufficientemente efficace da Valerio Mastandrea. Il tono, rispetto al film precedente, si fa più cupo e meditativo, riflette su profondi dilemmi etici, su Bene e Male come forze ancestrali che regolano l’esistenza, sui chiaroscuri dell’animo umano: materia troppo elevata per una scrittura che, abituata a gestire con buona lena i tempi e i modi della commedia, si dimostra poco efficace nel mettere mano a qualcosa di più gravoso e impegnativo sotto il profilo psicologico. Il risultato è un prodotto curioso ma opaco, che solo di rado azzecca frangenti ispirati, per lo più ricorrendo ad aforismi e frasi a effetto del personaggio di Mastandrea, e che manca in maniera abbastanza evidente di un finale risolto e di una sintesi dialettica. Nell’ultima parte fa capolino anche qualche forzatura nella scrittura e nell’avvicendamento scalettato dei singoli attori, col personaggio di Alba Rohrwacher risolto in maniera troppo sbrigativa e quello di Giulia Lazzarini calcato in modo eccessivamente didascalico. Presentato, come film di chiusura, alla Festa del Cinema di Roma 2017.
Iscriviti
o
Accedi
per commentare