Un paese quasi perfetto
2016
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
92 min.
Formato
Colore
Regista
Massimo Gaudioso
Attori
Fabio Volo
Silvio Orlando
Nando Paone
Carlo Buccirosso
Miriam Leone
Il paese lucano (immaginario) di Pietramezzana è in crisi, i suoi abitanti in cassa integrazione: l’unica speranza di risollevare la comunità è l’apertura di una nuova fabbrica, ma per convincere i potenziali investitori occorre che nel centro ci sia un medico. Così quando il chirurgo plastico Gianluca Terragni (Fabio Volo) si trova per caso a passare da quelle parti, Domenico (Silvio Orlando) decide di ordire una serie di inganni, aiutato dai compaesani, per convincerlo a restare.
Massimo Gaudioso, abituale sceneggiatore di Matteo Garrone, sceglie per il suo ritorno dietro la macchina da presa il remake di un film franco-canadese del 2003, La grande séduction, già rifatto in lingua inglese nel 2013, per rispolverare atmosfere vagamente fiabesche e costruire una commedia che ha nel garbo il suo punto di forza, ma anche il suo limite. La crisi economica non è infatti argomento che si presti a essere sviscerato con leggerezza, senza mordente, traghettando i personaggi verso un ovvio happy ending preannunciato sin dalle prime battute: tutto è edulcorato e superficializzato e la sensazione che si tratti di un’operazione calcolata al millimetro non abbandona mai. Forse per ovviare ai limiti della sceneggiatura, i personaggi tentano di acquisire tridimensionalità esasperando i toni e (a sorpresa) Fabio Volo, meno sopra le righe che altrove, si rivela più funzionale rispetto allo spaesato Silvio Orlando (anche se il migliore in campo è Carlo Buccirosso). I fan della bella Miriam Leone potranno consolarsi; per il resto si tratta di una visione impalpabile, tutto sommato innocua ma priva di sale e del più piccolo spunto di riflessione sociale.
Massimo Gaudioso, abituale sceneggiatore di Matteo Garrone, sceglie per il suo ritorno dietro la macchina da presa il remake di un film franco-canadese del 2003, La grande séduction, già rifatto in lingua inglese nel 2013, per rispolverare atmosfere vagamente fiabesche e costruire una commedia che ha nel garbo il suo punto di forza, ma anche il suo limite. La crisi economica non è infatti argomento che si presti a essere sviscerato con leggerezza, senza mordente, traghettando i personaggi verso un ovvio happy ending preannunciato sin dalle prime battute: tutto è edulcorato e superficializzato e la sensazione che si tratti di un’operazione calcolata al millimetro non abbandona mai. Forse per ovviare ai limiti della sceneggiatura, i personaggi tentano di acquisire tridimensionalità esasperando i toni e (a sorpresa) Fabio Volo, meno sopra le righe che altrove, si rivela più funzionale rispetto allo spaesato Silvio Orlando (anche se il migliore in campo è Carlo Buccirosso). I fan della bella Miriam Leone potranno consolarsi; per il resto si tratta di una visione impalpabile, tutto sommato innocua ma priva di sale e del più piccolo spunto di riflessione sociale.
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