Peter von Kant
Peter von Kant
2022
Paese
Francia
Genere
Drammatico
Durata
84 min.
Formato
Colore
Regista
François Ozon
Attori
Denis Ménochet
Isabelle Adjani
Hanna Schygulla
Stefan Crepon
Khalil Ben Gharbia
Peter von Kant (Denis Ménochet) è un celebre regista cinematografico, che vive in compagnia del suo assistente Karl (Stefan Crepon), un uomo che il cineasta tratta male fino all'umiliazione. Tramite l'attrice Sidonie (Isabelle Adjani), Peter conosce un ragazzo attraente di nome Amir (Khalil Ben Gharbia), di cui si innamora sin da subito, tanto da decidere di ospitarlo nella sua casa e provare a fare di lui un attore.
Basta un’immagine per capire l’intero senso di quest’operazione: François Ozon, in una delle sfide più ambiziose della sua carriera, apre questa pellicola con un’immagine degli occhi di Fassbinder, messi in primissimo piano per dichiarare fin da subito come questo sia un film di un vero e proprio fan del regista tedesco. È un omaggio a tutti gli effetti Peter von Kant, che rielabora al maschile la pièce dello stesso Fassbinder, Le lacrime amare di Petra von Kant, da cui il grande autore ha tratto nel 1972 quello che rimane forse il suo massimo capolavoro. Un film sul potere psicologico, sulla sottomissione e sull’arte cinematografica, capace di trattare con grande spessore i rapporti umani, esattamente come la pellicola da cui prende spunto. Ozon mette in scena Fassbinder rileggendo il suo testo, ma rimanendone fedele allo spirito e optando per un protagonista che, a partire dai vestiti, rimanda direttamente al regista tedesco. Ozon sa di non poter competere con l’estetica irraggiungibile dell’originale (la fotografia di Michael Ballhaus mette ancora oggi la pelle d’oca), ma gioca esplicitamente di riflessi, sfiorando la maniera e con qualche calcolo di troppo, ma riuscendo ugualmente a rendere intensa più che mai la materia narrativa originaria. La confezione è curata, il coinvolgimento altissimo e tanto basta, nonostante più di un passaggio studiato a tavolino. Notevole la conclusione di un film che cresce alla distanza. Ottima prova di Denis Ménochet, ma una menzione speciale la merita Hanna Schygulla (tra le protagoniste del film originale) nei panni della madre del personaggio principale: è lei uno dei tanti collanti tra questo lungometraggio e quel film immortale firmato Fassbinder. Da evidenziare che Peter von Kant è stato scelto come titolo d’apertura del Festival di Berlino 2022.
Basta un’immagine per capire l’intero senso di quest’operazione: François Ozon, in una delle sfide più ambiziose della sua carriera, apre questa pellicola con un’immagine degli occhi di Fassbinder, messi in primissimo piano per dichiarare fin da subito come questo sia un film di un vero e proprio fan del regista tedesco. È un omaggio a tutti gli effetti Peter von Kant, che rielabora al maschile la pièce dello stesso Fassbinder, Le lacrime amare di Petra von Kant, da cui il grande autore ha tratto nel 1972 quello che rimane forse il suo massimo capolavoro. Un film sul potere psicologico, sulla sottomissione e sull’arte cinematografica, capace di trattare con grande spessore i rapporti umani, esattamente come la pellicola da cui prende spunto. Ozon mette in scena Fassbinder rileggendo il suo testo, ma rimanendone fedele allo spirito e optando per un protagonista che, a partire dai vestiti, rimanda direttamente al regista tedesco. Ozon sa di non poter competere con l’estetica irraggiungibile dell’originale (la fotografia di Michael Ballhaus mette ancora oggi la pelle d’oca), ma gioca esplicitamente di riflessi, sfiorando la maniera e con qualche calcolo di troppo, ma riuscendo ugualmente a rendere intensa più che mai la materia narrativa originaria. La confezione è curata, il coinvolgimento altissimo e tanto basta, nonostante più di un passaggio studiato a tavolino. Notevole la conclusione di un film che cresce alla distanza. Ottima prova di Denis Ménochet, ma una menzione speciale la merita Hanna Schygulla (tra le protagoniste del film originale) nei panni della madre del personaggio principale: è lei uno dei tanti collanti tra questo lungometraggio e quel film immortale firmato Fassbinder. Da evidenziare che Peter von Kant è stato scelto come titolo d’apertura del Festival di Berlino 2022.
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