Giulia (Sara Serraiocco) fa parte dei testimoni di Geova insieme alla sua famiglia; una comunità la cui totale chiusura rispetto al resto del mondo va oltre i dettami religiosi, tanto da richiedere ai propri adepti un senso di appartenenza totale, anche per quel che riguarda le relazioni interpersonali. Quando Giulia si innamora di un “ragazzo del mondo”, Libero (Michele Riondino), la spada di Damocle della scomunica non tarderà a pendere sulla sua testa, compromettendone gli equilibri già instabili.

Il regista Marco Danieli esordisce alla regia con una cupa parabola incentrata sui testimoni di Geova, approdo finale di un progetto che in principio doveva essere un documentario ma che, strada facendo, ha preso le forme di una sofferta storia d’amore impossibile, quella tra Giulia e Libero, stritolata e messa a dura prova dalla tenebrosa e angosciosa ostilità della fede religiosa di lei. Il regista, insieme allo sceneggiatore Antonio Manca, ha dichiarato di non aver voluto puntare il dito contro i testimoni di Geova né di produrre un impianto accusatorio o d’inchiesta, ma il suo film dal punto di vista morale è inquisitorio e tagliato con l’accetta, nonostante una discreta abilità nella gestione delle ombrose atmosfere: una mera lotta tra buoni e cattivi, tra le ragioni del sentimento e quelle ottuse e sorde dell’appartenenza ideologica, che non induce ad alcuno spunto di riflessione ed è mal servito da scelte formali grossolane e compiaciute. L’andamento della vicenda e la messa in scena che l’accompagna, tutte incentrate sull’incontro-scontro tra due corpi e due visioni del mondo diametralmente opposte come quelle di Giulia e Libero – remissiva e spaurita lei, irruente e selvaggio lui – sono anch’esse didascaliche e poco originali, oltre che assolutamente prevedibili negli esiti finali. Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 73.