Safari
Auf Safari
2016
Paesi
Austria, Danimarca
Genere
Documentario
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
Ulrich Seidl
Documentario sulla moda dei safari e sul turismo (spesso lucroso) che ad essi gira intorno: villeggianti di varie nazionalità, appartenenti alla middle class, parlano della caccia grossa in Africa, tra un appostamento e un'uccisione.
Due anni dopo Im Keller (2014), Ulrich Seidl ci riprova, ripercorrendo ancora una volta le proprie origini da documentarista e confezionando una sorta di pamphlet sulle violenze ai danni della fauna africana. Gnu e leoni freddati, zebre scuoiate, giraffe sventrate: il regista austriaco, al solito, non risparmia nulla, tentando (almeno apparentemente) una riflessione critica e non edulcorata sul tema della caccia, ma il risultato si dimostra inficiato (e non è una novità) da tendenze voyeuristiche che sfociano nel morboso. Siamo ben lontani da necessità etiche e lotta contro la presunta ipocrisia legata agli attacchi delle associazioni animaliste: Seidl dà sfogo alle proprie pulsioni, dimostrando uno sguardo tutt'altro che obiettivo e affatto scevro da sadismo, alternando le consuete inquadrature geometricamente rigorosissime (ormai un marchio di fabbrica) alla macchina a mano che veicola i concitati inseguimenti. Ritmo catatonico (alterato dal fastidioso e improvviso suono di spari), struttura ripetitiva e ridondante, chiusura (che rimanda all'incipit) presuntuosetta, disagio strisciante: un'operazione che sfiora il bieco e addirittura lambisce il razzismo (agghiacciante l'uso dei figuranti di colore), gratuita e francamente irritante. Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2016.
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