Il secondo fratello
Nianchan
1960
Paese
Giappone
Genere
Drammatico
Durata
101 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Shōhei Imamura
Attori
Hiroyuki Nagato
Kayo Matsuo
Takeshi Okimura
Akiko Maeda
Ko Nishimura
Taiji Tonoyama
Dopoguerra, Giappone meridionale. Rimasti orfani, quattro fratelli e sorelle di età fra i dieci e i vent'anni (Hiroyuki Nagato, Kayo Matsuo, Takeshi Okimura e Akiko Maeda) cercano di sopravvivere in una cittadina mineraria che sta attraversando una difficile crisi economica.
Ancora una volta al lavoro su un soggetto commissionato, Imamura parte qui dal toccante diario della piccola Sueko Yasumoto, pubblicato l'anno precedente e diventato subito un best seller. Lontano dalle sferzate grottesche e iperboliche caratteristiche delle sue pellicole successive, Imamura compone un dramma intimo e dal sapore classico, che si struttura principalmente su due piani: il primo, privato, racconta la separazione della famiglia Yasumoto attraverso gli occhi innocenti di Sueko; il secondo, invece, osserva da una prospettiva collettiva le veementi contestazioni operaie attorno ai licenziamenti della miniera. L'intento di Imamura non è di denuncia politica — neanche il fatto che i membri della famiglia Yasumoto siano zainichi (coreani immigrati in Giappone al tempo della dominazione in Corea) riveste particolari coloriture politiche — bensì prettamente di solidarietà umana. Contano la descrizione dei molti personaggi che entrano ed escono dalla pellicola (figure positive come il minatore Henmi, la maestrina Kirino, l'infermiera di città Kanako, o negative come la vecchia e avida Sakata), le continue e incerte partenze dal villaggio (che culminano con il tenero viaggio a Tokyo del piccolo Takaichi), i sogni infranti e le speranze disilluse. Aderente a una visione dal basso che trova spazio fra le classi più umili, Imamura dipinge con poche e precise pennellate un'umanità colpita e demoralizzata ma non per questo intenzionata a cedere. Se agli occhi della piccola sorella il suo secondo fratello rappresenta il mondo intero, per Imamura Takaichi è il futuro del Giappone stesso, pronto a rimboccarsi le maniche e a risorgere per un destino migliore. Peccato per qualche eccesso retorico di troppo, ma rimane una visione che vale la pena di fare.
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