Senza fine
Bez konca
1985
Paese
Polonia
Genere
Drammatico
Durata
109 min.
Formato
Colore
Regista
Krzysztof Kieślowski
Attori
Grażyna Szapǒłowska
Aleksander Bardini
Maria Pakulnis
Jerzy Radziwilowicz
Artur Barcis
Michal Bajor
Tadeusz Bradecki
Danny Webb
Krzysztof Krzeminski
Antek (Jerzy Radziwilowicz), giovane avvocato, muore improvvisamente, ma il suo spirito continua ad aggirarsi nel mondo terreno osservando e intervenendo nelle vite di sua moglie Ursula (Grażyna Szapołowska), distrutta dal dolore, di suo figlio Jazek (Krzysztof Krzeminski) e del suo ultimo assistito (Artur Barciś). Ursula risentirà più di tutti della morte del marito e, quando ogni tentativo di dimenticare non farà che amplificare il suo dolore, prenderà una tragica decisione.
Onirico e pessimista, politico e morale: Senza fine segna un'importante svolta nel cinema di Kieślowski sia dal punto di vista contenutistico che formale. Grazie anche all'apporto di quelli che saranno i due più importanti collaboratori del cineasta polacco fino alla sua morte, l'avvocato Krzysztof Piesiewicz per la sceneggiatura e il compositore Zbigniew Preisner per le musiche, il film raggiunge una maturità nuova per il percorso cinematografico dell'autore, coniugando le tematiche dei suoi primi lavori, legati al pessimismo di fondo di un destino ineluttabile che dirige la vita di ogni individuo, alle istanze politiche di critica al regime socialista in Polonia, e alle aporie morali che saranno poi al centro degli episodi del Decalogo (1989): come il problema dell'individuo, della sua maturazione interiore e dei risvolti che ogni azione implica sulle altre persone. Non v'è fine al dolore di Ursula, come a quello di Antek, che solo nella tragicità di una seconda morte troverà non la sua soluzione, ma l'unico sbocco possibile: non vi è elaborazione così come non c'è soluzione nel caso del sindacalista imputato di essere un sobillatore, e anche la scarcerazione di Darek è fittizia e la pena solo rimandata. Il dolore dell'individuo si lega dunque a doppio filo con il destino politico della Polonia: una lotta impari tra l'uomo e la morte e l'uomo e il regime, una lotta che, alla fine, non può essere vinta e il cui esito non può che essere l'annullamento fisico e morale dell'individuo. Un'opera importante, da vedere e rivedere.
Onirico e pessimista, politico e morale: Senza fine segna un'importante svolta nel cinema di Kieślowski sia dal punto di vista contenutistico che formale. Grazie anche all'apporto di quelli che saranno i due più importanti collaboratori del cineasta polacco fino alla sua morte, l'avvocato Krzysztof Piesiewicz per la sceneggiatura e il compositore Zbigniew Preisner per le musiche, il film raggiunge una maturità nuova per il percorso cinematografico dell'autore, coniugando le tematiche dei suoi primi lavori, legati al pessimismo di fondo di un destino ineluttabile che dirige la vita di ogni individuo, alle istanze politiche di critica al regime socialista in Polonia, e alle aporie morali che saranno poi al centro degli episodi del Decalogo (1989): come il problema dell'individuo, della sua maturazione interiore e dei risvolti che ogni azione implica sulle altre persone. Non v'è fine al dolore di Ursula, come a quello di Antek, che solo nella tragicità di una seconda morte troverà non la sua soluzione, ma l'unico sbocco possibile: non vi è elaborazione così come non c'è soluzione nel caso del sindacalista imputato di essere un sobillatore, e anche la scarcerazione di Darek è fittizia e la pena solo rimandata. Il dolore dell'individuo si lega dunque a doppio filo con il destino politico della Polonia: una lotta impari tra l'uomo e la morte e l'uomo e il regime, una lotta che, alla fine, non può essere vinta e il cui esito non può che essere l'annullamento fisico e morale dell'individuo. Un'opera importante, da vedere e rivedere.
Iscriviti
o
Accedi
per commentare