Il detective Frank Conner (Andy Garcia), per salvare il figlioletto (Joseph Cross) malato di leucemia, si rivolge al detenuto pluriomicida Peter McCabe (Michael Keaton), unico donatore compatibile. Il criminale, però, approfitta dell’operazione per fuggire: la polizia gli dà la caccia, mentre Frank tenta disperatamente di catturarlo vivo.
Decimo lungometraggio del versatile Barbet Schroeder, regista franco-svizzero capace di passare con nonchalance dal respiro autoriale del cinema europeo alla pura essenza mainstream di Hollywood. Su sceneggiatura di David Klass, confeziona una pellicola che sfrutta le regole del thriller/noir e dell’action anni Novanta: protagonista tormentato disposto a infrangere le regole della legalità, villain spietato e machiavellico, ambientazione notturna e claustrofobica che sfocia in un finale en plein air ad alta gradazione di adrenalina. Il ritmo convulso e la spettacolarità ben dosata ne fanno un prodotto piacevole per gli appassionati del genere, seppur penalizzato da un’eccessiva dose di retorica e semplicismo (specie nel rapporto tra Frank e il figlio). Garcia s’impegna molto nei panni del padre eroico, ma Keaton gli ruba più volte la scena: il suo geniale e cattivissimo McCabe è forse il vero protagonista, con il quale gli spettatori (e gli autori) non possono che simpatizzare. Brian Cox e Marcia Gay Harden sono ottimi comprimari. Esiste un remake girato a Bollywood, Jung (2000) di Sanjay Gupta.