Joe Gardner insegna musica in una scuola media, ma le sue ambizioni d’artista sono decisamente superiori. Proprio nel momento in cui avrà la grande occasione di suonare in uno dei più importanti locali di New York, un passo falso lo porterà in uno spazio misterioso, dove le anime si preparano ad attraversare un ponte che le accompagnerà verso un altro mondo.
Un grande film sulla morte. In maniera senza dubbio coerente e coraggiosa, la Pixar Animation prosegue a trattare uno dei temi più delicati per eccellenza, come aveva già fatto in pellicole quali Coco (2017) o il quasi contemporaneo Onward (2020), riuscendo ancora una volta nell’impresa di proporre riflessioni dai contenuti altissimi e capaci di offrire più strati di lettura, tanto ai bambini quanto agli adulti. Reduce dal capolavoro Inside Out (2015), il regista Pete Docter prosegue a tenere alzata l’asticella con un altro lungometraggio a forte tasso psicanalitico, in cui, al posto delle emozioni, ci sono tante anime che si preparano a entrare in altrettanti corpi. Attraverso poche idee narrative ma tutte efficaci (a partire dal luogo in cui le giovani anime ricevono le loro personalità, simile al “mondo delle idee” di platonica memoria), Soul è un film sul senso dell’esistenza, sul capire il valore delle cose realmente importanti e sulla facilità con cui si rischia di finire per essere una “anima perduta”. La filosofia di fondo, che arriva anche a ribaltare le basi innate che guardano a Platone per abbracciare l’importanza delle esperienze che guardano ad Aristotele, è paradossalmente tanto semplice quanto complessa, classica eppure modernissima, esattamente come la struttura drammaturgica di questa operazione. Nel tentativo di spiegare cosa sia la “scintilla” della vita, Joe sembra perdersi in una visione egoistica e individualista, ma per realizzare se stesso dovrà essere in grado di passare il testimone della conoscenza a qualcun altro, che con la vita e le sue dinamiche sta iniziando a muovere i primi passi. Capace di divertire con numerosi momenti esilaranti e di toccare corde profondissime e commoventi a cui la Pixar ci ha ormai ampiamente abituato, Soul è uno dei film esteticamente più importanti mai fatti dalla grande casa di produzione americana: con fondali di stampo quasi sperimentale, linee cubiste e rimandi al disegno a mano di un tempo lontano, il risultato è un prodotto avanzatissimo da un punto di vista formale, che rispetta e guarda al passato dell’animazione per capire come creare davvero qualcosa di nuovo. Il risultato è un’esperienza audiovisiva che ha proprio dentro di sé quella scintilla che tanto cercano i personaggi: una luce che lo rende un’altalena di emozioni, allegro e triste, come una normale esistenza, appunto. Come in Inside Out il bilanciamento emozionale è fondamentale, ma qui ciò che più conta è una consapevolezza interiore che si raggiunge grazie alla musica, capace di parlare senza bisogno di parole. L'anima della Pixar, insomma, in un film che è anche capace di inglobare dentro sé le tante opere precedenti che hanno reso la Casa di produzione un tempo guidata da John Lasseter uno dei fari del cinema contemporaneo. Inoltre, come tutti i grandi film sulla morte, a conti fatti, Soul è un grande film sulla vita, di quelli che quando li guardi, a qualunque età e in qualsiasi momento, sembra proprio che stiano parlando direttamente a (tutti quanti) noi.