Durante una festa due ragazzi si incontrano. Al termine, lui (Javier Pereira) decide di mollare i suoi amici per provare a convincerla (Aura Garrido) del suo amore a prima vista. Camminando ininterrottamente nelle strade di Madrid i suoi sentimenti verranno messi alla prova.

Dopo un primo tentativo (8 Citas) e una lunga gavetta nelle televisioni spagnole, la carriera dell’allora trentaduenne Rodrigo Sorogoyen raggiunge un punto di svolta con Stockholm, film dal budget molto ridotto, in parte finanziato via crowdfunding, ma che riesce ad inserire il giovane regista nel circuito festivaliero e farlo diventare uno dei volti più interessanti della nuova generazione spagnola. Aldilà della semplicità connaturata alla disponibilità economica, quella messa in scena è una storia in continua evoluzione che, passo dopo passo, oltre a svelare i sentimenti dei protagonisti, mette a nudo tutta la fragilità e la sfiducia che caratterizza le relazioni sociali della società odierna. Negando la bontà del “gioco” seduttivo, rompendo l’illusione cinematografica propria delle rom-com, Sorogoyen innesca una valanga che non può far altro che cogliere di sorpresa e travolgere lo spettatore. A far da sfondo al “delitto sotto il sole” è un bianco totalizzante, asettico, soffocante, simbolo della tragica verità che si annida dietro il divertimento e la spensieratezza della notte. Per tale motivo la metropoli (in questo caso Madrid) diventa la perfetta scenografia di questo dramma, tanto capace di essere coinvolgente e stimolante di notte, quanto di essere calma e distaccata di giorno. Nonostante sia sorretta da un evidente talento registico, l’atto di disvelamento operato nella seconda parte soffre parzialmente della precedente sufficienza nel creare quell’illusione che, prima di essere spezzata, dovrebbe però riuscire ad ingannare completamente.