Sur
Sur
1988
Paesi
Argentina, Francia
Genere
Drammatico
Durata
127 min.
Formato
Colore
Regista
Fernando E. Solanas
Attori
Susú Pecoraro
Miguel Ángel Solá
Philippe Léotard
Lito Cruz
Ulises Dumont
Inés Molina
Chany Mallo
Argentina, 1983. Alla fine della dittatura Floreal (Miguel Ángel Solá) torna a casa dopo aver trascorso cinque anni in carcere, ma il ritorno alla normalità sarà meno semplice del previsto.
Primo di quattro capitoli dedicati al risveglio dell'Argentina dopo la fine della dittatura che tenne in scacco il Paese per tanti anni, costringendo anche lo stesso regista e attivista politico a un esilio parigino, Sur è una cupa ma speranzosa riflessione sul futuro della nazione. Immerso in un'atmosfera notturna e pesantemente onirica, il vagabondare del protagonista prima di tornare a casa riporta alla luce i fantasmi di un passato durissimo e impossibile da dimenticare: meglio, quindi, abbracciarlo prima di tornare a una nuova vita. C'è molto dell'esperienza autobiografica di Solanas nella pellicola, tanto che il suo lavoro è allo stesso tempo personale quanto capace di offrire un efficace ritratto di una nazione che vuole tornare a camminare con le proprie gambe e curarsi le ferite ancora sanguinanti provocate dal regime. Una grande metafora collettiva, scandita dalle magnifiche musiche di Astor Piazzolla e da alcune sequenze caratterizzate da una straordinaria forza pittorica: tra le migliori, un incipit e una conclusione semplicemente da brividi, capaci di trasmettere emozioni fortissime e dolorose più che mai. Meritato premio per la miglior regia al Festival di Cannes.
Primo di quattro capitoli dedicati al risveglio dell'Argentina dopo la fine della dittatura che tenne in scacco il Paese per tanti anni, costringendo anche lo stesso regista e attivista politico a un esilio parigino, Sur è una cupa ma speranzosa riflessione sul futuro della nazione. Immerso in un'atmosfera notturna e pesantemente onirica, il vagabondare del protagonista prima di tornare a casa riporta alla luce i fantasmi di un passato durissimo e impossibile da dimenticare: meglio, quindi, abbracciarlo prima di tornare a una nuova vita. C'è molto dell'esperienza autobiografica di Solanas nella pellicola, tanto che il suo lavoro è allo stesso tempo personale quanto capace di offrire un efficace ritratto di una nazione che vuole tornare a camminare con le proprie gambe e curarsi le ferite ancora sanguinanti provocate dal regime. Una grande metafora collettiva, scandita dalle magnifiche musiche di Astor Piazzolla e da alcune sequenze caratterizzate da una straordinaria forza pittorica: tra le migliori, un incipit e una conclusione semplicemente da brividi, capaci di trasmettere emozioni fortissime e dolorose più che mai. Meritato premio per la miglior regia al Festival di Cannes.
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