Barry Allen (Ezra Miller) non riesce a darsi pace per l’omicidio di sua madre, soprattutto quando, a distanza di anni, sembra non ci siano prove in grado di scagionare suo padre dalle accuse. Mentre è in azione come Flash, il ragazzo scopre che è in grado di superare la velocità della luce e tornare indietro nel tempo e quindi decide di andare nel passato per provare cambiare i tragici eventi che hanno colpito la sua famiglia.

«Non tutti i problemi hanno una soluzione»: probabilmente la frase chiave di The Flash, primo film standalone del supereroe con cui Andy Muschietti torna dietro la macchina da presa a distanza di 4 anni da It – Capitolo due, per realizzare quello che è sicuramente uno dei migliori film del DC Extended Universe nonostante una lavorazione a dir poco travagliata. Senza alcun bisogno di DeLorean o superpoteri, il regista (classe ‘73) torna alla sua adolescenza adattando il fumetto Flashpoint e realizzando un film intriso di tutte (o quasi) le sue passioni dell’epoca: da Ritorno al futuro – che nel mondo in cui finisce Barry è interpretato da Eric Stoltz, come originariamente deciso da Zemeckis prima di affidare il ruolo a  Michael J. Fox – arrivando al Batman di Tim Burton, con Michael Keaton che in questo film è tutt’altro che una semplice comparsa, tanto da essere addirittura protagonista delle sequenze più riuscite. I dettagli, inoltre, ricoprono un ruolo fondamentale, a partire dalle locandine nella camera di Barry (V per Vendetta, Inception, Mars Attacks!), che in un certo senso racchiudono il cuore della trama, passando dalle citazioni del Batman di Burton, vere e proprie chicche per appassionati, oltre a tutti i personaggi mostrati nel multiverso, che siano passati, presenti o per poco mai realizzati. Il difetto maggiore del film, tuttavia, è proprio nel discorso sul multiverso: The Flash si trova a ripercorrere una strada ormai battuta da tanto tempo, un argomento trattato già in troppi modi per poter conservare l’originalità necessaria per stupire e che, di conseguenza, finisce per risultare quasi scontato o banale. Ed è un peccato, perché la scelta di Muschietti di abbandonare (almeno in parte) i toni cupi dei film precedenti risulta efficace, non mancano le sequenze in cui il regista cerca di prendersi meno sul serio – benché a volte si scada nel grottesco involontario – riuscendo ad alleggerire una trama che non manca di regalare qualche momento emozionante e drammatico. The Flash intrattiene, regala perle ai fan ed è chiaramente un film che mostra tutto l’amore di Muschietti per i supereroi: peccato solo che la riflessione globale sui viaggi nel passato e sul mutiverso abbia ormai il sapore di un enorme déjà-vu e che, oltre a questo, sia usata in questa pellicola con scarsa coerenza, come dimostra un po' anche la sequenza finale.