Il thumbsucker (“succhiapollice”) del titolo è Justin (Lou Taylor Pucci), un liceale americano che, nei momenti di maggiore stress, ricorre al vizio di infilarsi il pollice in bocca in maniera pressoché istintiva. Grazie a delle sedute di ipnosi riesce a liberarsi da questo tormento, ma presto una nuova dipendenza irromperà tra le sue abitudini, quella degli antidepressivi. Discreto esordio alla regia per Mike Mills, che con questo Thumbsucker si insinua nella provincia americana per descriverne e denunciarne in maniera grottesca e mirata le contraddizioni, il pressapochismo e l'assoluta indifferenza verso i problemi di coloro che si apprestano a raggiungere l'età adulta. Lo fa con un film perfettamente in grado di aggirare le tipiche atmosfere da cinema indie americano, dotato di una studiata messa in scena e di dialoghi credibili e sinceri. Encomiabile, in particolare, il lavoro sui personaggi, resi ancor più incisivi dalle interpretazioni del cast: in un insieme costituito dai bravi Tilda Swinton (Audrey Cobb), Vince Vaughn (Mr. Geary), Vincent D'Onofrio (Mike Cobb) e Keanu Reeves (Perry Lyman), spicca il giovane Lou Taylor Pucci, alla sua prima prova importante sul grande schermo. Accurata, inoltre, la scelta dei pezzi inseriti nella colonna sonora (composti dai The Polyphonic Spree, che subentrarono a Elliott Smith, scomparso poco prima del completamento del progetto), mentre qualche limite si può riscontrare in una sceneggiatura che ha qualche momento di stanca nella parte centrale. Scritto dal regista, il film è tratto da un romanzo di Walter Kirn.