Il geniale scienziato Will Caster (Johnny Depp) sta lavorando a uno straordinario progetto di intelligenza artificiale, insieme alla moglie Evelyn (Rebecca Hall) e con l'aiuto dell'amico di sempre Max (Paul Bettany). Il suo lavoro non piace però a un gruppo di terroristi che pensano vada fermato: Will viene perciò colpito da un proiettile al plutonio e, mentre il suo corpo avvelenato si spegne lentamente, i suoi ricordi vengono caricati nella macchina che sta progettando.

Una serie di cliché e deja-vu sui soliti temi: amore e morte, desiderio di immortalità dell'uomo, superomismo, rapporto con la tecnologia che, da preziosa alleata, può trasformarsi facilmente in pericolosa arma di distruzione. Decisamente troppa carne al fuoco in una confezione che banalizza e superficializza le riflessioni più importanti, appesantita da attori poco convinti, una regia abbastanza piatta e una confezione anonima (assai grave per l'esordio dietro la macchina da presa di un grande direttore della fotografia come Wally Pfister, abituale collaboratore di Christopher Nolan). Come se non bastasse, ci si mettono anche un uso sconsiderato di effetti digitali francamente brutti e posticci e una durata eccessiva. Bolso e invecchiato, Johnny Depp sembra l'ologramma dell'attore che è stato, Paul Bettany è annoiato, Cillian Murphy sprecato nel piccolo ruolo di un agente FBI. Il regista Wally Pfister getta alle ortiche le (poche) buone intuizioni nate in fase di sceneggiatura. Troppe ingenuità e poco fascino: peccato, perché il tema di base, per quanto sostanzialmente abusato, avrebbe potuto regalare spunti brillanti.