Xiao Ji (Wu Qiong) e Bin Bi (Zhao Wei Wei) sono amici per la pelle, totalmente sfaccendati e alle prese con la quotidianità di un contesto urbano periferico, oltre che con le rispettive storie d'amore. Le prospettive delle loro vite finiranno però col deragliare. Jia Zhang-ke è uno dei registi cinesi più interessanti d'inizio nuovo millennio e quasi tutti i suoi film confermano la statura del suo sguardo, sia per quel che riguarda il racconto degli spazi urbani, sia per ciò che concerne gli spaccati delle vite di coloro che li abitano. La sua Cina è un serbatoio di disadattamento e insoddisfazione, di contrasti e di ossimori, in cui le speranze sono fragili chimere, prontamente spazzate via dalla mano pesante del presente e da una modernità preda della sua stessa irresolutezza. In Unknown pleasures Jia conferma le sue doti analitiche e poetiche nella rigorosità stilistica e nel realismo marcato della sua messa in scena, che si articola attraverso piani-sequenza utilizzati per suggerire immediatezza e far propria un'istanza antiretorica. Il titolo riecheggia l'album di debutto dei Joy Division, veri esperti di disagio giovanile e sogni infranti, i veri pilastri portanti del film non solo a livello tematico. Si intravedono le Olimpiadi di Pechino 2008, ma mettere al fuoco la vita giorno dopo giorno è cosa assai meno entusiastica. Qualche vago calo di tono inficia tuttavia l'equilibrio dell'insieme. Prodotto, tra gli altri, da Takeshi Kitano.