Vacanze ai Caraibi – Il film di Natale
2015
Paese
Italia
Generi
Commedia, Comico
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Neri Parenti
Attori
Christian De Sica
Massimo Ghini
Angela Finocchiaro
Luca Argentero
Ilaria Spada
Dario Bandiera
Mario (Christian De Sica) è in bolletta ma non vuole dirlo alla moglie (Angela Finocchiaro): l’unica speranza di risanare le finanze è il matrimonio della figlia con un cinquantenne apparentemente ricchissimo (Massimo Ghini). Mentre la famiglia, in vacanza ai Caraibi, si cimenta con le difficoltà economiche, dalle stesse parti Fausto (Luca Argentero) e Claudia (Ilaria Spada) cadono vittime di un colpo di fulmine, ma scopriranno che, al di là dell’attrazione erotica, sono incompatibili; intanto Adriano (Dario Bandiera), dipendente dal tablet, approda su un’isola senza wi-fi ed è preda di attacchi nevrotici.
Nel tentativo di superare la crisi di fine anni Duemila, Neri Parenti cerca di rinverdire i fasti del cinepanettone proponendo una formula che autodefinisce vintage, con un ritorno alla cattiveria e alla volgarità scatologica, ma anche basata su performance di interpreti comici dignitosi, come la Finocchiaro. Le gag e i siparietti sanno di già visto, Argentero non brilla, il personaggio di Bandiera è senza senso e non basta rincarare la dose di un blando politicamente scorretto per infrangere la noia di un canovaccio tanto risaputo da fare acqua da tutte le parti. L’unica trovata, se si può definirla tale, è la “discussione metacinematografica” durante i titoli di coda tra Parenti e i suoi due protagonisti circa la legittimità di mantenere o meno spunti volgari nelle commedie natalizie: un tema lungamente dibattuto con scarsi risultati, considerando il livello infimo (e occorre dire che forse Parenti e la sua squadra, quantomeno per coerenza, guadagnano qualche punto) dei vari Pieraccioni, Lillo e Greg e altri tristi protagonisti della programmazione festiva.
Nel tentativo di superare la crisi di fine anni Duemila, Neri Parenti cerca di rinverdire i fasti del cinepanettone proponendo una formula che autodefinisce vintage, con un ritorno alla cattiveria e alla volgarità scatologica, ma anche basata su performance di interpreti comici dignitosi, come la Finocchiaro. Le gag e i siparietti sanno di già visto, Argentero non brilla, il personaggio di Bandiera è senza senso e non basta rincarare la dose di un blando politicamente scorretto per infrangere la noia di un canovaccio tanto risaputo da fare acqua da tutte le parti. L’unica trovata, se si può definirla tale, è la “discussione metacinematografica” durante i titoli di coda tra Parenti e i suoi due protagonisti circa la legittimità di mantenere o meno spunti volgari nelle commedie natalizie: un tema lungamente dibattuto con scarsi risultati, considerando il livello infimo (e occorre dire che forse Parenti e la sua squadra, quantomeno per coerenza, guadagnano qualche punto) dei vari Pieraccioni, Lillo e Greg e altri tristi protagonisti della programmazione festiva.
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