Figlia d'arte, la giovane Giulia De Martino (Matilda De Angelis) corre nel Campionato GT allenata dal padre Mario (Giuseppe Gaiani). Dopo un tragico evento, la vita della ragazza viene completamente stravolta: l’unica persona che può aiutarla è il fratello, ex pilota e tossicodipendente, Loris (Stefano Accorsi).
Ispirato alla vera storia di Carlo Capone, campione europeo di rally nel 1984, Veloce come il vento è un film progettato con cura e attenzione fin nei minimi dettagli; il regista Matteo Rovere, aiutato in fase di sceneggiatura da Filippo Gravino e Francesca Manieri, affronta con precisione un mondo, quello delle gare automobilistiche, che in Italia non è stato quasi mai trattato sul grande schermo. Girata tra i circuiti di Imola, Monza e Vallelunga, la pellicola alterna riprese di reali competizioni a sequenze in cui i personaggi affrontano il difficile cammino verso la vittoria. Stefano Accorsi e la giovanissima esordiente Matilda De Angelis trovano fin da subito l’alchimia giusta, in grado di rendere piacevoli (e soprattutto meno stucchevoli del previsto) le parti dedicate al dramma familiare in corso. Peccato solo per l'eccessiva lunghezza (119 minuti sono decisamente troppi) e per un cast di supporto non all’altezza dei protagonisti. Nel complesso, comunque, un buon esempio di cinema italiano di genere che, attraverso un linguaggio semplice e immediato, raggiunge il pubblico con dignità e ritmo; il tutto aiutato dalla furba colonna sonora di Andrea Farri, in cui spicca l’emozionante Sail di Awolnation.