I vichinghi
The Vikings
1958
Paese
Usa
Genere
Avventura
Durata
116 min.
Formato
Colore
Regista
Richard Fleischer
Attori
Kirk Douglas
Tony Curtis
Janet Leigh
Ernest Borgnine
James Donald
Alexander Knox
Avventure e scontri tra norreni e inglesi dal punto di vista di due inconsapevoli fratelli: il feroce principe vichingo Einar (Kirk Douglas) e lo schiavo ribelle Eric (Tony Curtis). Divisi tanto dallo status quanto dall'amore per la bellissima Morgana (Janet Leigh), i due si alleeranno per sconfiggere il crudele ed illegittimo re inglese Aella.
L'eleganza cromatica della fotografia in Technirama di Jack Cardiff, la forza epica nelle scene di battaglia, e alcuni dialoghi dal sapore quasi shakespeariano (la dichiarazione d'amore di Eric a Morgana) fanno di questo film un buon prodotto d'avventura, privo di grandi pretese ma dotato di un ottimo ritmo, nonostante la durata generale risulti a tratti eccessiva. I personaggi vichinghi sono ben scritti, per vitalità e sfumature, attentamente ispirati dalle saghe di re Ragnarr Loobrook (qui interpretato da un ottimo Borgnine) e figli. Un cinema popolare incisivo che nella scena in cui, ben presto, il ribelle Eric induce un falco a straziare l'occhio a Einar, ha una forza bunueliana che sembra voler mettere in guardia lo spettatore sulla doppia anima di una pellicola tanto efficace come puro intrattenimento, quanto riuscita come toccante elegia a un popolo vivace e destinato a scomparire (come sottolineato dall'esitazione finale di Einar e il conseguente, magniloquente, funerale). Ottima anche la scelta, per il ruolo del perfido Aella, di Frank Thring: più noto come Erode Antipa ne Il re dei re di Nicholas Ray e come Ponzio Pilato in Ben-Hur ma che già qui, al suo debutto, buca decisamente lo schermo.
L'eleganza cromatica della fotografia in Technirama di Jack Cardiff, la forza epica nelle scene di battaglia, e alcuni dialoghi dal sapore quasi shakespeariano (la dichiarazione d'amore di Eric a Morgana) fanno di questo film un buon prodotto d'avventura, privo di grandi pretese ma dotato di un ottimo ritmo, nonostante la durata generale risulti a tratti eccessiva. I personaggi vichinghi sono ben scritti, per vitalità e sfumature, attentamente ispirati dalle saghe di re Ragnarr Loobrook (qui interpretato da un ottimo Borgnine) e figli. Un cinema popolare incisivo che nella scena in cui, ben presto, il ribelle Eric induce un falco a straziare l'occhio a Einar, ha una forza bunueliana che sembra voler mettere in guardia lo spettatore sulla doppia anima di una pellicola tanto efficace come puro intrattenimento, quanto riuscita come toccante elegia a un popolo vivace e destinato a scomparire (come sottolineato dall'esitazione finale di Einar e il conseguente, magniloquente, funerale). Ottima anche la scelta, per il ruolo del perfido Aella, di Frank Thring: più noto come Erode Antipa ne Il re dei re di Nicholas Ray e come Ponzio Pilato in Ben-Hur ma che già qui, al suo debutto, buca decisamente lo schermo.
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