Widows – Eredità criminale
Widows
2018
Paesi
Gran Bretagna, Usa
Generi
Thriller, Drammatico
Durata
128 min.
Formato
Colore
Regista
Steve McQueen
Attori
Viola Davis
Michelle Rodriguez
Elizabeth Debicki
Cynthia Erivo
Colin Farrell
Brian Tyree Henry
Daniel Kaluuya
Jacki Weaver
Robert Duvall
Carrie Coon
Liam Neeson
Veronica Rawlins (Viola Davis) è da poco rimasta vedova quando bussa alla sua porta Jamal Manning (Brian Tyree Henry), capo di un’organizzazione criminale che sta cercando di entrare in politica. Quest’ultimo è stato derubato dal marito di Veronica, rimasto ucciso proprio durante il colpo, e ora chiede alla donna un risarcimento particolarmente oneroso. Per poter pagare il debito, Veronica decide di realizzare un’altra rapina che aveva pianificato suo marito, ma per portarla a termine ha bisogno dell’aiuto delle altre vedove della banda…
Arrivato al suo quarto lungometraggio, l’inglese Steve McQueen sceglie di adattare l’omonima serie televisiva britannica degli anni Ottanta, facendosi aiutare nella realizzazione del copione da Gillian Flynn, nota scrittrice che aveva esordito nel mondo del cinema con la sceneggiatura de L’amore bugiardo (2014), grande film diretto da David Fincher tratto proprio da un suo romanzo. Dopo aver lavorato in maniera molto diversa, ma sempre interessante, sul tema del corpo (soprattutto su quello maschile) in Hunger (2008), Shame (2011) e 12 anni schiavo (2013), McQueen cambia registro e firma un curioso heist movie al femminile, in cui alle traiettorie tipiche del cinema di genere si aggiungono spunti incentrati prevalentemente sul femminismo, ma anche sul razzismo e sullo stampo prettamente patriarcale della politica americana. La messinscena è solida, anche se McQueen rischia meno del solito e si adagia su una regia efficace ma coraggiosa soltanto a tratti. Widows si segue volentieri per l’intera durata, anche se diversi colpi di scena sono piuttosto forzati (il flasback inerente al figlio della protagonista, in primis) ed è evidente una certa furbizia nel parlare di certe tematiche in un momento storico in cui l’opinione pubblica è particolarmente attenta a determinate dinamiche narrative. Inoltre, si percepisce un lieve calo nella seconda parte, seppur ben nascosto dietro diverse sequenze concitate e alcuni momenti visivamente di notevole impatto. Se il film riesce però ad alzarsi sopra la media di prodotti simili, è soprattutto merito di un cast in ottima forma, in cui svetta la straordinaria performance di una Viola Davis che regge sulle proprie spalle il peso della pellicola e regala alcuni momenti recitativi da pelle d’oca: reduce dalla grande prova in Barriere (2016) di Denzel Washington, l’attrice si conferma e forse riesce anche a superarsi, dando vita a un’interpretazione impossibile da dimenticare al termine della visione.
Arrivato al suo quarto lungometraggio, l’inglese Steve McQueen sceglie di adattare l’omonima serie televisiva britannica degli anni Ottanta, facendosi aiutare nella realizzazione del copione da Gillian Flynn, nota scrittrice che aveva esordito nel mondo del cinema con la sceneggiatura de L’amore bugiardo (2014), grande film diretto da David Fincher tratto proprio da un suo romanzo. Dopo aver lavorato in maniera molto diversa, ma sempre interessante, sul tema del corpo (soprattutto su quello maschile) in Hunger (2008), Shame (2011) e 12 anni schiavo (2013), McQueen cambia registro e firma un curioso heist movie al femminile, in cui alle traiettorie tipiche del cinema di genere si aggiungono spunti incentrati prevalentemente sul femminismo, ma anche sul razzismo e sullo stampo prettamente patriarcale della politica americana. La messinscena è solida, anche se McQueen rischia meno del solito e si adagia su una regia efficace ma coraggiosa soltanto a tratti. Widows si segue volentieri per l’intera durata, anche se diversi colpi di scena sono piuttosto forzati (il flasback inerente al figlio della protagonista, in primis) ed è evidente una certa furbizia nel parlare di certe tematiche in un momento storico in cui l’opinione pubblica è particolarmente attenta a determinate dinamiche narrative. Inoltre, si percepisce un lieve calo nella seconda parte, seppur ben nascosto dietro diverse sequenze concitate e alcuni momenti visivamente di notevole impatto. Se il film riesce però ad alzarsi sopra la media di prodotti simili, è soprattutto merito di un cast in ottima forma, in cui svetta la straordinaria performance di una Viola Davis che regge sulle proprie spalle il peso della pellicola e regala alcuni momenti recitativi da pelle d’oca: reduce dalla grande prova in Barriere (2016) di Denzel Washington, l’attrice si conferma e forse riesce anche a superarsi, dando vita a un’interpretazione impossibile da dimenticare al termine della visione.
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