I segreti di Wind River
Wind River
2017
Paesi
Gran Bretagna, Canada, Usa
Genere
Thriller
Durata
107 min.
Formato
Colore
Regista
Taylor Sheridan
Attori
Jeremy Renner
Elizabeth Olsen
Jon Bernthal
Kelsey Chow
Julia Jones
Gil Birmingham
Graham Greene
Martin Sensmeier
Ian Bohen
In una riserva indiana del Wyoming, Cory Lambert (Jeremy Renner) si dedica al suo mestiere: il cacciatore di lupi. Un giorno mentre è intento, come di consueto, alla salvaguardia del bestiame, trova una ragazza morta, dispersa tra i ghiacci ostili di un vero e proprio deserto sterminato.
Dopo aver sceneggiato Sicario (2015) per Denis Villeneuve e Hell or High Water (2016) per David Mackenzie (una sorta di ideale, personale trilogia sulla frontiera dell'autore), Taylor Sheridan si dedica a un altro film incentrato sul concetto di confine e sulle sue molteplici valenze, anche e soprattutto in rapporto all’identità americana e alle sue contraddizioni tanto eterne quanto contemporanee, tra detection story disilluse e bandiere a stelle e strisce eloquentemente capovolte. Rispetto alle radure texane della sua precedente sceneggiatura, Sheridan firma un copione ancora più lucido, dando inoltre vita a una messa in scena glaciale e compatta, ammirevole per equilibrio e risonanza, dell’ambientazione e della trama dai contorni investigativi. Affrontando di petto temi razziali e riflettendo con amara durezza sull’oblio e sulle ferite dei nativi americani, Sheridan, al netto di qualche manierismo nella confezione e di una narrazione in fondo piuttosto ridotta all’osso, ha un’asciuttezza ammirevole nella forma e nei contenuti, lavora visivamente sul gelo e sulla distanza (naturalmente anche e soprattutto etnica) e quando c’è da alzare il tiro (le sequenze delle sparatorie, piuttosto efficaci) non delude e dimostra di essere puntualmente in palla. Jeremy Renner è eccellente nei panni di un tracker silenzioso e indurito, una perfetta maschera da western, scavata e tutta all’insegna della sottrazione. Anche Elizabeth Olsen, tuttavia, è volenterosa ed efficace nei panni dell’agente FBI catapultata in un microcosmo ostile e insondabile. Colonna sonora firmata, come già in Hell or High Water, dai grandissimi Nick Cave e Warren Ellis. Vincitore del premio come miglior regia nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2017.
Dopo aver sceneggiato Sicario (2015) per Denis Villeneuve e Hell or High Water (2016) per David Mackenzie (una sorta di ideale, personale trilogia sulla frontiera dell'autore), Taylor Sheridan si dedica a un altro film incentrato sul concetto di confine e sulle sue molteplici valenze, anche e soprattutto in rapporto all’identità americana e alle sue contraddizioni tanto eterne quanto contemporanee, tra detection story disilluse e bandiere a stelle e strisce eloquentemente capovolte. Rispetto alle radure texane della sua precedente sceneggiatura, Sheridan firma un copione ancora più lucido, dando inoltre vita a una messa in scena glaciale e compatta, ammirevole per equilibrio e risonanza, dell’ambientazione e della trama dai contorni investigativi. Affrontando di petto temi razziali e riflettendo con amara durezza sull’oblio e sulle ferite dei nativi americani, Sheridan, al netto di qualche manierismo nella confezione e di una narrazione in fondo piuttosto ridotta all’osso, ha un’asciuttezza ammirevole nella forma e nei contenuti, lavora visivamente sul gelo e sulla distanza (naturalmente anche e soprattutto etnica) e quando c’è da alzare il tiro (le sequenze delle sparatorie, piuttosto efficaci) non delude e dimostra di essere puntualmente in palla. Jeremy Renner è eccellente nei panni di un tracker silenzioso e indurito, una perfetta maschera da western, scavata e tutta all’insegna della sottrazione. Anche Elizabeth Olsen, tuttavia, è volenterosa ed efficace nei panni dell’agente FBI catapultata in un microcosmo ostile e insondabile. Colonna sonora firmata, come già in Hell or High Water, dai grandissimi Nick Cave e Warren Ellis. Vincitore del premio come miglior regia nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2017.
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