New York è terrorizzata dal sedicente maniaco Simon Gruber (Jeremy Irons) che, dopo aver fatto esplodere una bomba in centro, richiede alla polizia che John McClane (Bruce Willis) si presti ad una sorta di “caccia al tesoro” per disinnescare altri ordigni. Il problema è che McClane è sospeso dal servizio e alcolizzato e nella sua prima “prova” (girare per Harlem con un cartello razzista) coinvolgerà il commerciante nero Zeus Carver (Samuel L. Jackson) nella corsa contro il tempo. Scopriranno che Simon è il fratello del terrorista affrontato da John anni prima nel palazzo Nakatomi, ma anche che alla base di tutto c'è il piano per un furto epocale.

Terzo episodio di Die Hard e unico a poter competere con il prototipo Trappola di cristallo del 1988 (di cui torna anche il regista) per ritmo, (auto)ironia e qualità dell'azione. Risultato paradossale, visto che la sceneggiatura sembra ignorare il secondo episodio, manda a rotoli (con un banale pretesto) il matrimonio perfetto di McClane e consegna a Willis un personaggio molto più simile a quello interpretato in L'ultimo boyscout (1991). L'alchimia con Jackson è invidiabile, le sfide di Simon appassionanti e tutto l'insieme, almeno fino al deragliamento della metropolitana compreso, rasenta la perfezione del genere. Nella seconda parte la tensione si allenta e il finale è un po' affrettato: senza questi limiti sarebbe stato il gioiello action del decennio. Resta in ogni caso un blockbuster divertente e non banale, specie alla luce del declino della serie nei capitoli successivi, a cominciare da Die Hard – Vivere o morire.