La dottoressa Eileen Flax (Lesley-Anne Down) si vede recapitare al pronto soccorso un uomo in preda a un delirio psicologico (Pierce Brosnan), che spira subito dopo averle trasmesso un messaggio incomprensibile. La donna realizza di avere i ricordi dello sconosciuto nella mente e scopre che questi era un antropologo francese, da poco trasferitosi a Los Angeles, perseguitato da una gang di teppisti che, in realtà, si riveleranno incarnazioni di spiriti maligni. Esordio registico di John McTiernan, autore anche della sceneggiatura con Barry Stern: in sostanza, un horror travestito da thriller, con la figura della dottoressa chiamata a indagare sulle tragiche sorti dell'antropologo impazzito. Alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa, McTiernan ha la libertà di improvvisare e di inventare sia sul piano visivo che narrativo: gli stacchi di montaggio sono quasi sempre funzionali al colpo di scena, le sequenze oniriche rimandano alle fantasie di David Lynch, lo stile di ripresa ansioso e indagatore al periodo australiano di Peter Weir e non manca neppure il divertimento più scanzonato grazie a una graffiante colonna sonora punk-rock. Nomads, riferito all'antico mito eschimese degli Innuat, è fondamentalmente (e un po' retoricamente) un monito contro l'eccessiva curiosità che si trasforma in macabra ossessione, ma è anche una acutissima denuncia al sistema di vita losangelino (emblematico in tal senso l'ultimo fotogramma). Perfetto per la parte del giovane antropologo francese, l'irlandese Pierce Brosnan, futuro James Bond qui al suo secondo film, che offre una performance meno stereotipata della protagonista effettiva, Lesley-Anne Down.