Alejandro (Daniel Tovar) è un adolescente che vive nella Zona, quartiere benestante nel centro di Città del Messico. Oltre i confini e il filo spinato c'è la miseria più nera. Tre ragazzi delle favelas riescono a penetrare nella Zona e a introdursi in una delle case; la rapina finisce male e un'anziana donna muore. Due dei giovani rapinatori sono uccisi mentre tentano la fuga. Il terzo, Miguel (Alana Chàvez), riesce a fuggire ma non a lasciare la Zona. Esordio per il cineasta uruguaiano Rodrigo Plá che fotografa un inquietante universo dagli echi orwelliani in cui a predominare sono violenza, corruzione e conflittualità sociale. La prevaricazione sul prossimo come modus operandi delle varie fazioni che si scontrano e come tratto distintivo di una società destinata al collasso, schiava di paure e egoismi che paiono invalicabili, sempre più chiusa in se stessa e feroce: il tutto raccontato con una notevole capacità di gestire il ritmo narrativo e la tensione, senza cedere il passo a facili sensazionalismi o vuoti estetismi. La scrittura soffre qua e là di qualche passaggio didascalico e non sempre centrato (come ad esempio il finale), ma non preclude la riuscita di un film ambizioso e sentito, arrabbiato e frenetico che, pur cedendo di tanto in tanto a schematismi un po' prevedibili, riesce a evitare sia i toni apocalittici, sia quelli più concilianti. Ottima la resa di un microcosmo ansiogeno, una sorta di prigione culturale da cui non è possibile scappare e dove le distinzioni di classe azzerano qualsiasi utopia di coesione, mentre il film risulta meno convincente quando deve tirare le fila del suo discorso. A ogni modo, un'opera prima interessante e coraggiosa, anomala e capace di lasciare il segno. Sceneggiatura firmata dal regista e dalla moglie Laura Santullo. Premio alla Mostra di Venezia 2007 per il miglior esordio. Distribuito in Italia dalla Sacher Film di Nanni Moretti.