Regista, produttore, direttore della fotografia, montatore e sceneggiatore, Steven Soderbergh è uno degli autori più eclettici e interessanti del panorama cinematografico americano contemporaneo, capace di adattarsi con notevole naturalezza sia al grande schermo, sia alla TV (impossibile non citare la straordinaria serie The Knick, il suo progetto più riuscito e ambizioso). Un talento cristallino, messo in luce già nel 1989 quando, con il suo primo lungometraggio, Sesso, bugie e videotape, realizzato a soli 26 anni, Soderbergh si aggiudica la Palma d’oro per il miglior film al Festival di Cannes (e il protagonista, James Spader, vince il Premio per la migliore interpretazione maschile).
Nella settimana in cui esce al cinema La truffa dei Logan, suo ultimo film, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2017, ecco la nostra classifica dei suoi 5 migliori film!
5) Traffic (2000)
Un racconto corale dalla complessa struttura drammaturgica che mette in scena una lotta tra bene e male, dove la piaga della droga è usata come vettore per muovere i personaggi e motivare le loro azioni. Ritmo, tensione e un raffinato apparato stilistico. Nel cast all star impossibile non citare Benicio Del Toro, Michael Douglas, Catherine Zeta-Jones, Tomas Milian e Dennis Quaid. Quattro Premi Oscar: regia, sceneggiatura non originale, attore non protagonista (Del Toro) e montaggio.
4) Magic Mike (2012)
Coreografie eccezionali e un lucido sguardo sull’America di provincia fanno di Magic Mike uno dei film più riusciti di Soderbergh, che ha reso affascinante e per nulla banale un soggetto apparentemente innocuo. Merito anche di un notevole Matthew McConaughey e, soprattutto, di un debordante Channing Tatum (il Magic Mike del titolo), autore del soggetto, che ha fatto valere la sua esperienza giovanile come stripper.
3) Dietro i candelabri (2013)
La vera storia di Liberace è raccontata da Soderbergh con delicatezza e forte trasporto emotivo, riuscendo così a rendere una storia d’amore gay e un ordinario biopic in qualcosa di più profondo e stratificato. Un inno al guardare oltre (e il titolo in questo caso è quanto mai azzeccato), a vedere dietro i luccichii e il glamour dello showbiz per trovare la bellezza e la complessità dei rapporti umani. Michael Douglas e Matt Damon in stato di grazia, regia e fotografia sublimi.
2) Bubble (2005)
La provincia americana, come luogo di frustrazione da cui è impossibile fuggire, è ritratta con cura e ne viene mostrato il lato più oscuro. La solitudine si trasforma in instabilità mentale e, in seguito, in vera follia. L’emarginazione, anche in senso geografico, può diventare la causa di un atto violento, imprevedibile e incomprensibile. Libero da ogni vincolo produttivo, Soderbergh ha realizzato uno dei suoi film più anomali e personali, girato con attori non professionisti e senza una vera sceneggiatura (pochi dialoghi, cast e set ridotti ai minimi termini). Agghiacciante nella sua messinscena asettica e distaccata. Un piccolo gioiello di 70 minuti da non perdere, assolutamente. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
1) Sesso, bugie e videotape (1989)
Partendo da un dramma che analizza i vizi e le ipocrisie di una famiglia perbene e borghese, il film gira attorno alla tematica del sesso, visto sia come elemento fondante della sfera privata, sia come argomento da sdoganare. Dall’eterna lotta tra desiderio erotico e amore all’importanza dei rapporti intimi nelle relazioni di tutti i giorni, Soderbergh imbastisce un’opera torbida in cui tutti i personaggi sono repressi e disperatamente soli e dove il rapporto fisico diventa l’unico modo possibile per riscoprire se stessi. Volutamente voyeuristico, sempre in bilico tra il morboso e l’elegante, rimane un film disturbante, acuto, profondissimo, di splendido rigore formale. Imprescindibile.