Considerato da molti il padre del romanzo sociale, Charles Dickens è senza dubbio uno degli scrittori più influenti della storia della letteratura, grazie ad opere indimenticabili e toccanti, tra cui spiccano Oliver Twist, Tempi difficili, David Copperfield e, naturalmente, A Christmas Carol. Il mondo della settima arte non è rimasto indifferente al genio letterario britannico, producendo diverse opere (molte delle quali, purtroppo, non particolarmente riuscite) tratte dai suoi romanzi, soprattutto dal Canto di Natale.
Da qualche giorno è nelle sale Dickens: L’uomo che inventò il Natale; per l’occasione scopriamo insieme quali sono i migliori adattamenti secondo la redazione di Long Take:
5) Oliver Twist (2005)
Roman Polanski rimane sui binari sicuri del “film istituzionale”, tentando al tempo di instillare (non sempre con successo) il consueto senso di ambiguità, notoria marca autoriale, alla celebre e omonima opera di Charles Dickens. Il risultato, altalenante e cauto, delinea un Oliver Twist classico, ben fatto ma prevedibile e programmaticamente (quanto, a tratti, sorprendentemente) lineare; il tocco del regista polacco può essere rintracciato nella splendida descrizione della tetra e brulicante Londra ottocentesca, completamente ricostruita negli studi fuori Praga, e nello stratificato personaggio di Fagin, magnificamente incarnato da Ben Kingsley.
Qui la nostra scheda completa del film.
4) A Christmas Carol (2009)
In tanti hanno portato sul grande schermo Un canto di Natale di Dickens: la stessa Walt Disney ne trasse un cortometraggio animato intitolato Mickey’s Christmas Carol, nel 1983. Ma la versione tecnologicamente avanzata di Zemeckis è un unicum nel suo genere, un prodotto di sicuro nuovo e singolare. Finalmente il regista torna a lavorare su un’opera che si avvicina alla sua poetica, un altro viaggio nel tempo che coniuga momenti divertenti e sequenze inquietanti, mescolate al timore di sprecare la propria vita e alle riflessioni sul Natale già abbozzate in Polar Express nel 2004, anche se l’insieme, a causa di un respiro un po’ alterno, stenta ancora ad essere pienamente convincente.
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3) Grandi Speranze (1948)
Primo film del dittico di David Lean ispirato a opere dello scrittore inglese Charles Dickens (il secondo sarà Le avventure di Oliver Twist del 1948). Tra i numerosi adattamenti dell’intramontabile romanzo di formazione (una ventina tra pellicole e film per la tv, a partire dagli anni Dieci), è certamente il più riuscito e accurato. Fedele all’atmosfera e allo spirito del suo omologo letterario, il film è un’ambiziosa commistione tra favola e realismo con elementi gotici e un messaggio morale anticlassista. Il merito del suo valore va soprattutto alla regia vigorosa di un Lean capace di realizzare puro cinema classico, eppur non privo di slanci di modernità.
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2) Le avventure di Oliver Twist (1946)
Dopo Grandi speranze (1946), è il secondo capitolo del dittico di David Lean tratto dalla produzione letteraria di Charles Dickens. Stavolta, il regista adatta il secondo romanzo dello scrittore vittoriano, forse il più celebre. Con uno straordinario scenario e una regia sensibilissima, ne riproduce fedelmente l’immaginario iconografico che unisce favola, racconto di formazione e realismo sociale, così come la suddivisione netta tra bene e male. La fotografia e le scenografie sono il fiore all’occhiello di un film vivace, grandioso, spesso visionario. Newton è bravissimo, ma nel bestiario dei bassifondi londinesi di Lean il più ripugnante è il Fagin di un irriconoscibile Alec Guinness.
Qui la nostra scheda completa del film.
1) Canto di Natale di Topolino
L’incontro tra Charles Dickens e Walt Disney non poteva che essere questo: lo spirito natalizio e che si respira nell’opera animata ripropone fedelmente le atmosfere del romanzo, adattandole in maniera efficace e commovente con i personaggi del mondo Disney. Un gioiello d’animazione, con soluzioni visive notevoli che riescono a tradurre per i più piccoli l’opera di Dickens, unendo comicità e inquietudine con la delicatezza e lo stile dei più grandi. Il ruolo di Ebenezer Scrooge non poteva che essere di zio Paperone (Uncle Scrooge McDuck in originale), mentre Bob Cratchit è Topolino. Nel ruolo dei tre fantasmi ci sono il Grillo Parlante, Willie il gigante e Pietro Gambadilegno, mentre Pippo ricopre il ruolo del socio defunto di Scrooge, Marley. Nominato agli Oscar del 1984 per il miglior cortometraggio d’animazione.