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I 5 migliori film di Werner Herzog

Cantore di perdenti destinati alla sconfitta ma determinati a lottare nonostante tutto e tra i maggiori esponenti del Nuovo Cinema TedescoWerner Herzog è universalmente riconosciuto come uno dei più significativi autori della storia del cinema, costantemente capace di rinnovarsi e sperimentare, pur rimanendo fedele alle propri ossessioni e all’equilibrio tra un impeccabile rigore formale e una vitalità intellettuale sempre sorprendente.

In quasi cinquant’anni di carriera, Werner Herzog ha dato vita a film “estremi”, spesso a metà strada tra la finzione e il documentario e non di rado segnati da travagliate odissee produttive, hanno coniato uno stile tanto inconfondibile quanto inclassificabile. Leggendarie le lavorazioni bigger than life di alcune sue pellicole, così come nell’immaginario collettivo è rimasta la collaborazione tra il regista e il suo attore feticcio Klaus Kinski, miglior nemico di Herzog e indimenticabile icona di un’epoca cinematografica.

In occasione dell’anteprima del suo nuovo film, Lo and Behold – Internet: il futuro è oggi, presentato al Milano Film Festival, la redazione di LongTake dedica l’appuntamento settimanale con le classifiche, che torna dopo la pausa estiva, ai cinque migliori film del grande artista bavarese.

Ecco, dunque, i cinque migliori film di Werner Herzog, secondo il nostro giudizio:

5) L’enigma di Kaspar Hauser

Tratto dal misterioso caso di cronaca dell’800 che incuriosì filosofi e scrittori di tutta Europa, L’enigma di Kaspar Hauser è il film che inaugurò la fase più celebre della carriera del regista tedesco, durante la quale abbandonò il documentario e per quasi vent’anni si dedicò interamente al cinema di finzione. La criptica storia di Kaspar Hauser, essere umano dotato solo dei sensi e ancora “libero” dalla sovrastruttura culturale che ogni persona porta sulle spalle si modella perfettamente sulle tematiche portate avanti dall’autore di Monaco nei documentari precedenti. Significativa (e bellissima), in tal senso, la frase del protagonista «Non ho ancora capito se imparando più parole riuscirò a capir meglio le cose».

4) Fitzcarraldo

Il più noto e chiacchierato film di Werner Herzog, la cui lavorazione durò quattro anni e prosciugò le casse del regista, rappresenta probabilmente la summa di tutto il suo cinema. Fitzcarraldo, infatti, mette insieme tutte le ossessioni dell’autore tedesco, dall’atto sublime della creazione artistica all’eterna ambizione dell’uomo di piegare la natura. I momenti di sublime e nervosa poesia si sprecano, ma se si estrae il film dalla propria leggenda, rimane un kolossal sbilenco, allucinato e spesso ripiegato su se stesso: il risultato è a tratti patetico, a tratti magnetico e straordinario. Klaus Kinski, nel ruolo della sua vita, domina la scena. Premio per la migliore regia al Festival di Cannes 1982.

3) Nosferatu

Concepito dal regista come un omaggio al vecchio Nosferatu – Il vampiro (1922) di Friedrich Wilhelm Murnau, simbolo dell’epoca d’oro dell’espressionismo tedesco, Nosferatu – Il principe della notte ambisce a ricoprire lo stesso ruolo nell’ambito del “Nuovo cinema tedesco”, movimento cinematografico di cui Werner Herzog era considerato alfiere e che alla fine degli anni ’70 viveva il suo periodo di massimo splendore. Il risultato è un elegante e lugubre horror d’autore, dove l’atmosfera romantica, il tema del viaggio e la Natura ricoprono un ruolo preponderante rispetto ad altre trasposizioni sul grande schermo del romanzo di Bram Stoker. Nonostante il rischio dell’esercizio di stile sia dietro l’angolo, la pellicola funziona e colpisce l’occhio dello spettatore dall’inizio alla fine.

2) Grizzly Man

Un documentario anomalo, costituito per il 70% dai video di repertorio di Timothy Treadwell e per il restante 30% da interviste e divagazioni del regista, il quale usa il bizzarro e inquietante personaggio innamorato degli orsi per proseguire, in modo lucidissimo, le riflessioni sul rapporto tra uomo e natura che porta avanti sin dagli anni ’70. Da una parte l’eterna e irrazionale ambizione dell’uomo di dominare la natura, destinata a fallire in quanto la natura selvaggia è solo “caos, conflitto e morte”; dall’altra, la volontà del regista di superare le gabbie del documentario verista, dando vita a delle opere che, attraverso una manipolazione evidente della materia che trattano, cercano di far emergere una verità estatica che giace sotto l’evidenza della realtà filmata.

1) Aguirre

Terzo lungometraggio di finzione del regista tedesco e summa della sua poetica. In Aguirre, furore di Dio è possibile vedere condensati ed espressi al massimo dell’ispirazione i temi cari a Herzog: in primis, lo scontro tra uomo e natura, con la seconda destinata a prevalere e a inghiottire la tecnologia e la cultura che il primo cerca di mettere in campo nella impari sfida; in seconda battuta, l’Aguirre di Klaus Kinski, entrato nella storia con il suo sguardo allucinato, è il più noto antieroe herzoghiano, che caparbiamente si batte contro il mondo, nonostante sia coscientemente destinato alla sconfitta. Il finale, tragico e magnifico, è semplicemente indimenticabile. Successo di critica in tutto il mondo e prima collaborazione tra il regista e Klaus Kinski.

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