E’ uno dei grandi protagonisti del Trieste Science+Fiction 2016, Dario Argento, regista di cui nei giorni della kermesse friulana verrà proiettato Il gatto a nove code e che presenterà la nuova versione di Zombi di George A. Romero. Per questo motivo abbiamo pensato di dedicargli la nostra classifica settimanale. Ecco i nostri cinque preferiti firmati dal maestro del brivido del cinema italiano:
5° Posto: Inferno
Secondo capitolo della “Trilogia delle Madri” ispirata al Suspiria De Profundis di Thomas De Quincey, Inferno è un puro delirio visivo nel quale i passaggi logici e narrativi sono volutamente ignorati a favore di un’atmosfera cupa e angosciante. Dario Argento trascura la sceneggiatura per dedicarsi alla realizzazione di sequenze oniriche e surreali (l’orribile e assurda morte di Sacha Pitoëff) e scenografie labirintiche (i sotterranei del palazzo in cui abita Rose) e colpisce nel segno, creando un universo immaginifico morboso e ipnotico.
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4° Posto: Phenomena
Fiabesco e orrorifico iter di formazione con più di un rimando a Suspiria (1977), Phenomena conferma la tendenza di Dario Argento a indagare sugli orrori della vecchia Europa. Il tema è affascinante, alcuni momenti sono di grande impatto visivo (la strepitosa sequenza di apertura con l’omicidio di una studentessa interpretata da Fiore Argento, figlia del regista), la riflessione su diversità e solitudine riesce a evitare stereotipi e banalizzazioni, nonostante qualche finale di troppo. Un film un po’ dimenticato, da riscoprire.
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3° Posto: L’uccello dalle piume di cristallo
Il debutto ufficiale di Dario Argento dietro la macchina da presa è un thriller serrato e angosciante, intriso di violenza e contaminato da un umorismo beffardo che aumenta la tensione invece di stemperarla. Primo episodio della “Trilogia degli animali” (seguiranno Il gatto a nove code e 4 mosche di velluto grigio, entrambi del 1971), ispirato al romanzo La statua che urla di Fredric Brown, il film gode di una sceneggiatura fluida e trascinante, di una tecnica sorprendente (soprattutto nelle sequenze degli omicidi) e contribuì a lanciare il tormentone tipicamente argentiano del “particolare che sfugge”, espediente narrativo su cui si regge la vicenda. Un’opera prima potente come poche altre nella storia del cinema italiano.
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2° Posto: Suspiria
Primo capitolo della Trilogia delle Madri, ispirata al Suspiria de Profundis di Thomas de Quincey e proseguita con Inferno (1980) e La terza madre (2007), Suspiria segna il passaggio di Dario Argento dal thriller all’horror puro. La struttura favolistica (una ragazza compie un processo di formazione e crescita affrontando il Male) è un pretesto per mettere in scena uno spiazzante e maestoso delirio visivo in cui l’immagine è inondata di colori saturi e dominata dal rosso degli ambienti e del sangue. La protagonista si muove come in un sogno tra ambienti claustrofobici e irreali (le stanze, i corridoi, i passaggi segreti della scuola) che amplificano la dimensione allucinatoria della vicenda, diventando il simbolo di paure infantili e ancestrali. Imperdibile.
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1° Posto: Profondo rosso
Nel miglior film di Dario Argento la struttura narrativa procede a climax, aumentando di sequenza in sequenza il senso di angoscia e claustrofobia, e l’uso sapiente della macchina da presa (che adotta il punto di vista del protagonista) riesce a creare un’atmosfera straniante e ipnotica che, d’improvviso, precipita nell’incubo delirante di una mente malata. Tecnica da manuale (anche se un po’ troppo ostentata) e numerose sequenze da antologia (la scoperta del cadavere della Ulmann da parte di Daly, la visita di quest’ultimo nella vecchia villa abbandonata, lo sconvolgente confronto finale con l’assassino). Celeberrima e meravigliosa la colonna sonora dei Goblin.
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