News
Luca Guadagnino parla di We Are Who We Are e della scelta di rifare Scarface: "Sarà un film di grande attualità"
Luca Guadagnino, al culmine della settimana in cui è stato diffuso il primo teaser trailer ufficiale della sua nuova mini-serie per la HBO We Are Who We Are, ha rilasciato un'intervista a Variety in cui ha parlato di molti argomenti: dalla sua ultima fatica a Donald Trump, passando per la sue visioni in quarantena e soprattutto per il prossimo progetto del regista sul quale si è addensata la dose maggiore di curiosità, ovvero la nuova versione di Scarface

Di We Are Who We Are, che affronterà anche temi legati alla sessualità e all'identità di genere, Guadagnino ha diretto tutti e otto gli episodi, oltre a scrivere la serie con Paolo Giordano e Francesca Manieri. La mini-serie debutterà in esclusiva per l’Italia a ottobre su Sky e in streaming su NOW TV: il progetto è descritto come una storia di formazione con protagonisti due adolescenti americani che, insieme alle loro famiglie composte da militari e civili, vivono in una base militare americana in Italia. La serie parla di amicizia, di primi amori e di tutti i misteri dell'essere un adolescente. Una storia che ogni giorno si ripete in ogni parte del mondo, ma che in questo caso avviene in un piccolo scorcio di Stati Uniti in Italia.
 
Ecco i passaggi salienti dell'intervista di Guadagnino ai microfoni di Brett Lang di Variety. 

A proposito di We Are Who Whe Are 

Da un lato lo sento come un mio nuovo film. Se vedremo di nuovo i personaggi è una cosa che dipende da come il racconto farà "clic" sul pubblico. Ho una specie di propensione a riportare in vita dei personaggi che amo, e adoro tutti i personaggi di questo show.  La grandezza di fare tv è che, se ottieni un buon risultato, quel prodotto può tornare e in questo caso sarebbe bello per me se accadesse. Molti, molti anni fa ho avuto una conversazione con Amy Adams - incontrare attori così grandi è uno dei privilegi di questo lavoro - e mi ha detto che ha trascorso parte della sua formazione a Vicenza, in una base militare in Italia. Dalle sinapsi che si collegavano tra loro, avevo questa immagine nella mia mente. 

L'adolescenza raccontata nella mini-serie 

Mi sento sempre spostato. Come persona non mi sento mai nel posto giusto come persona. Credo che, a dispetto di ogni azione che possiamo intraprendere per rivendicare la natura della nostra identità, alla fine la condizione umana sta nella costante rivendicazione di uno stato emotivo di appartenenza. Questo show riguarda dei ragazzi che non sanno chi sono, non sanno cosa sono e si sentono come sfollati. Certo, c'è un elemento transitorio nell'essere un adolescente che è specifico di quell'età. Si dice che quando sei grande sai di più su di te, ma in verità tutti questi personaggi si sentono persi.

Come Guadagnino ricorda la sua adolescenza

Se ricordo quando avevo 14 anni, ero profondamente, profondamente insoddisfatto dalla mia incapacità di capire come mettere in atto il grande piano che avevo in mente. Sapevo quello che volevo, ma non sapevo come ottenerlo. Alla fine mi sono persino reso conto che non sapevo completamente cosa volevo. Adoro questa età, perché hai grandi ambizioni e allo stesso tempo non hai mezzi per soddisfare tali ambizioni. Hai solo curiosità, solo brama, soltanto la capacità di sperimentazione. Ogni giorno sembra essere una lotta tra la vita e la morte. È qualcosa di molto bello che accade in quell'età.

Il legame tra We Are Who We Are e Chiamami col tuo nome

Non mi lamenterò mai della pigrizia delle persone, ma mi sembra un accostamento molto pigro. Chiamami col tuo nome parla del passato visto attraverso il prisma di una narrazione cinematografica, mentre We Are Who We Are riguarda il qui e ora. Riguarda i corpi e le anime di adesso. Penso che siano davvero molto diversi.

La presidenza di Trump 

Gli effetti delle elezioni del 2016 si fanno ancora sentire, qui e ora. Il cambiamento sismico, in America e nel mondo, legato a ciò che ha significato la presidenza di Obama, è stato seguito dalla presidenza di Trump che la gente non ha nemmeno visto arrivare. Va detto che, proprio come Berlusconi era l'autobiografia dell'Italia, Trump può anche essere visto come un triste capitolo nell'autobiografia degli Stati Uniti. Abbiamo a che fare con una sorta di populismo che scaturisce dai plutocrati. Sta plasmando il mondo, mentre contemporaneamente una falange della gioventù sta scuotendo dal canto suo il mondo e non sta affatto mandando giù quella medicina amara.

Le scene di nudo in We Are Who We Are

Mi sono sempre sentito in imbarazzo quando ho visto, nei film, la macchina da presa che decideva strategicamente di non mostrare qualcosa. Penso anche che mostrare la nudità - maschile e femminile - se sia nel contesto di qualcosa che abbia un senso, è un modo per liberare l'occhio. La HBO è stata meravigliosa nel sostenere le mie scelte. Potrebbero essere stati dei nudi provocatori o radicali, ma io li ho visti come biologici. A proposito, in generale c'è della nudità nei miei film. Fa parte della vita.

I tanti progetti futuri di Guadagnino

Sono un implacabile maniaco del lavoro. Sono una persona che non ha mai provato droghe, perché ho troppa paura della mia salute. Ma mi sento come se quando sono nato fossi caduto sulla montagna di cocaina di Scarface, perché lavoro 13 ore al giorno.

Il sequel di Chiamami col tuo nome

Lo definisco un secondo capitolo, un nuovo capitolo, una seconda parte o qualcosa del genere. Adoro quei personaggi. Adoro quegli attori. L'eredità del film e la sua ricezione mi hanno fatto sentire che avrei dovuto continuare a percorrere quel sentiero con tutti loro. Ho escogitato una storia e speriamo di riuscire a metterla presto sulla pagina.

Il remake di Scarface

La gente sostiene che io faccia solo rifacimenti [Suspiria e A Bigger Splash, ispirato a La piscina di Jacques Deray, ndr], ma la verità è che il cinema ha replicato se stesso durante l'arco di tutta la sua esistenza. Non è che si tratti di un modo pigro di non riuscire a trovare storie originali. Si tratta sempre di guardare cosa dicono certe storie sui nostri tempi. Il primo Scarface di Howard Hawks riguardava l'era del proibizionismo. Cinquant'anni dopo, Oliver Stone e Brian De Palma realizzano la loro versione, che è così diversa dal film di Hawks. Entrambi possono stare sullo scaffale come due meravigliosi pezzi di scultura. Speriamo che la nostra versione, oltre quarant'anni dopo, sarà un'altra degna di riflessione su un personaggio che è un paradigma delle nostre compulsioni per l'eccesso e l'ambizione. Penso che la mia versione sarà di grande attualità.

Le visioni in quarantena del regista 

Ho riguardato Comizi d’amore di Pasolini. Ho visto un grande film chiamato The Vast of Night, e ho visto per la seconda o terza volta Doctor Sleep, che è un film che ammiro molto.
Maximal Interjector
Browser non supportato.